LA DIGA DEL GLENO    

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Il disastro del Gleno, il “piccolo Vajont” dimenticato
venerdì 13 luglio 2012, 18:04 di Redazione MeteoWeb
Di Giampiero Petrucci
Insegnamenti dal passato
Paolo Soardo Ingegnere in Verona
Notiziario Ingegneri Verona - 2011

1923 Gleno Dam Break: Case Study and Numerical Modeling
Marco Pilotti; Andrea Maranzoni; Massimo Tomirotti; and Giulia Valerio
Università degli Studi di Brescia - Brescia (IT) e-mail: marco.pilotti@ing.unibs.it
Articolo pubblicato su American Society of Civil Engineers - Hydraulic division - aprile 2011

Simplified Method for the Characterization of the Hydrograph following a Sudden Partial Dam Break.
Marco Pilotti; Massimo Tomirotti; Giulia Valerio; Baldassare Bacchi
Articolo pubblicato su American Society of Civil Engineers - Hydraulic division - ottobre 2010
La voce del "BEPI per le vittime della diga
dicembre 2009

Il crollo della diga di pian del Gleno: errore tecnico?
Umberto Barbisan - maggio 2007

Queste pagine sono il riassunto del Cd-Rom realizzato dalla Biblioteca Comunale di Vilminore in occasione dell'80° Anniversario del disastro del Gleno (acquista on-line http://www.scalve.it/vetrina.htm)
La videocassetta e il DVD  con le testimonianze dei testimoni realizzati dalla Comunità Montana di Scalve si possono acquistare  on-line all'indirizzo http://www.scalve.it/vetrina.htm

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Arboreto alpino Gleno La mostra sulla diga del Gleno
Visite guidate alla diga del Gleno
La mostra sulle specie legnose della valle di Scalve

Un Cd in grado di raccogliere e tramandare dolore, cronaca, sentimenti e testimonianze dell'immane tragedia causata dal crollo della diga del Gleno che, il 1 dicembre del 1923, sconvolse e colpì con indicibile violenza la Valle di Scalve.
Quasi ottant'anni ci separano dal giorno del disastro, ma ancora viva è la memoria di quei terribili giorni che ferirono così profondamente l'intera comunità scalvina tanto da essere ancora rammentati con l'appellativo di Disastro del Gleno.
Ricordi legati soprattutto alle testimonianze dirette, raccolte nel corso degli anni, che si sono così profondamente impresse nella memoria collettiva da suscitare ancora sgomento.
Ancora oggi chi si trova ad osservare ciò che resta della Diga, o il percorso che l'onda di morte compì lungo la Valle, si sente pervadere dall'angosciosa sensazione che qualcosa di terrificante è davvero successo ...
L'imponente struttura di sbarramento delle acque venne realizzata nel periodo intercorso fra il 1916 e il 1923 e con i suoi 260 metri di lunghezza la diga doveva servire a contenere i sei milioni di metri cubi d'acqua raccolti nel lago artificiale, che si estendeva alle sue spalle per ben 400.000 metri quadrati, alimentato dai torrenti Povo, Nembo ed affluenti minori.
Una diga ad archi multipli, realizzata a 1500 metri d'altitudine dalla ditta Viganò su progetto dell'ing. Santangelo, la cui enorme massa d'acqua contenuta avrebbe dovuto generare energia elettrica, con indubbio beneficio per l'economia scalvina, nelle centrali di Bueggio e di Valbona.
Erano le 7 e 15 di sabato 1 dicembre 1923 quando il pilone centrale della costruzione cedette e le acque sbarrate dalla diga si riversarono, in meno di 15 minuti, sulla vallata sottostante fuoriuscendo da una bocca larga una sessantina di metri.
Il primo borgo ad essere colpito fu Bueggio e qui la massa d'acqua spazzò via chiesa e campanile, distrusse il cimitero del paese e due abitazioni.
L'enorme massa d'acqua, preceduta da un terrificante spostamento d'aria, distrusse poi le centrali di Povo e Valbona, il Ponte Formello e il santuario della Madonnina di Colere.
Raggiunse l'abitato di Dezzo composto, come ai nostri giorni, dagli agglomerati posti alla sinistra dell'omonimo torrente, in territorio di Azzone e da quello sulla sponda destra, in territorio di Colere che andò praticamente distrutto.
500 anime circa formavano la comunità di Dezzo e di esse ben 209 perirono.
Anche la strada provinciale venne distrutta, isolando in tal modo l'intera Valle, il flusso d'acqua invase la centrale elettrica di Dezzo, provocando un corto circuito che privò i valligiani anche dell'energia elettrica e causò lo scoppio dei forni della fabbrica di ghisa posta al termine del medesimo paese.
Prima di raggiungere l'abitato di Angolo l'enorme massa d'acqua formò una sorta di lago e a tutt'oggi sono visibili i segni lasciati dal passaggio dell'acqua nella gola della via Mala.
L'abitato di Angolo rimase praticamente intatto mentre a Mazzunno vennero spazzate via la centrale della Società Elettrica Bresciana e il cimitero.
La fiumana discese poi velocemente, dopo aver formato nei pressi di Angolo una sorta di diga artificiale, verso l'abitato di Gorzone e, seguendo il corso del torrente Dezzo, proseguì verso Boario e Corna di Darfo mietendo numerose vittime al suo passaggio.
Quarantacinque minuti dopo il crollo della Diga la fiumana d'acqua raggiunse il Lago d'Iseo e, a testimonianza dell'immane potenza distruttrice che la caratterizzò, nei pressi di Lovere vennero raccolte 48 salme, alcune inaspettatamente intatte.
Foto di Agostino Albrici

Copyright: Biblioteca Comunale di Vilminore

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