LA DIGA DEL GLENO    
   

 

Arboreto alpino Gleno L'Arboreto alpino Gleno è il punto di partenza ideale per una passeggiata ai resti della diga del Gleno, al chiosco Arboreto, in Via Per Oltrepovo nei pressi di Bueggio, potete visitare il Museo dei legni della Valle di Scalve o fermarvi a fare un picnic. Si affitta l'area per feste private o per barbeque in compagnia

Sentiero CAI 410
(Bueggio - Diga del Gleno - Passo di Belviso)
di Grassi Maurilio

SCHEDA TECNICA:
Partenza: Bueggio (1065 m).
Arrivo: Passo di Belviso (2518 m) - Diga del Gleno (1524)
Dislivello: Passo di Belviso 1453 m.- Diga del Gleno 459 m.
Tempi parziali: Alla diga ore 1.15.
Tempo totale: ore 4.00.
Periodo consigliato: giugno - ottobre.
Difficoltà: EE
Attrezzatura:

In primavera può essere utile una piccozza.

Note naturalistiche:

 

Nel primo tratto si attraversa un interessante giacimento di "marmitte dei giganti".
Buona la presenza d'animali.

Note tecniche:

Nella parte alta in caso di nebbia è facile perdere il sentiero.

Note storiche:



 

I ruderi della diga testimoniano il disastro provocato dal crollo della stessa il 1° dicembre 1923. Con il crollo della parte centrale dello sbarramento si abbatterono, sulla Valle sottostante, sei milioni di metri cubi d'acqua provocando la morte di centinaia di persone.

All'incrocio fra la strada comunale che conduce a Nona, frazione di Vilminore, e quella che porta al centro del borgo di Bueggio, sulla destra c'è un piccolo piazzale asfaltato (privato). Il sentiero inizia in questo punto, attraversando il piazzale e proseguendo fra alcune abitazioni, incrociando poco più avanti una mulattiera caratterizzata da un muro a secco che, salendo verso destra, attraversa dei prati. Si prosegue in leggera pendenza attraversando una "valletta" su un ponte di legno: in questo punto fa bella mostra di sé un muraglione in pietra a secco che caratterizza questo tratto di mulattiera immersa in una pecceta da cui emerge, verso monte, un prato. In prossimità di una depressione, la mulattiera finisce e si trasforma in un semplice sentiero cambia anche il bosco e all'abete rosso si sostituiscono i noccioli e i salici.
Una breve salita permette di scavalcare un promontorio, al culmine del quale si incrocia un altro sentiero con una breve discesa si arriva quasi sul greto del torrente, nel punto in cui la stretta traccia diventa una mulattiera scavata nella viva roccia. La zona è nota come "Ponte del Gleno" per la presenza, fin dai tempi più remoti, di un ponte che attraversa il torrente. Prima del ponte si riprende a salire fra rocce levigate dall'azione delle passate glaciazioni entrando nuovamente nel bosco con una serie di curve (al secondo tornante si può notare un tratto di lastricatura della vecchia mulattiera). Quattro tornanti permettono di guadagnare agevolmente quota e sono seguiti da un tratto quasi pianeggiante in cui sono evidenti i sassi impiegati per la sistemazione del fondo del sentiero. Superato un torrente, affluente del Povo, si prosegue nel bosco che lentamente inizia a colonizzare un deposito detritico di Verrucano Lombardo, la roccia che caratterizza questa località. Si continua lungo un tratto selciato costeggiando, verso valle, un ammasso di sassi realizzato per rendere agibile il sentiero e formare, al contempo, una sorta di muro protettivo.
Dopo un tornante si attraversa una piccola pietraia dove, anche in questo caso, i sassi sono stati ammucchiati a formare un muro. Seguono due stretti tornanti ed un tratto comodo caratterizzato da due massi, uno levigato dal ghiacciaio e l'altro tagliato dall'uomo per aprire il sentiero. All'altezza di un successivo masso scende, innestandosi sulla destra, una traccia di sentiero: è una scorciatoia da non seguire. Il nostro percorso prosegue quasi in piano, compie un tornante e passa ancora fra cumuli di sassi ai piedi dei quali si possono osservare nuovamente i resti della bella selciatura di un tempo. Seguono ancora due tornanti e, all'altezza di un piccolo ghiaione, s'incrocia il sentiero che proviene dalla frazione Nona. Si attraversa poi, in piano, una valletta formata da una sorgente e da questo punto, attraverso il bosco ormai rado, si può osservare dalla parte opposta il Pizzo di Pianezza e il sentiero, proveniente dall'omonima frazione, che conduce ai ruderi della diga. Dopo una breve salita si attraversa un ruscello e poi una seconda salita permette di superare una costa, a picco sulla valle, da cui sono visibili i tronconi dei ruderi della diga.
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Sentiero CAI 411
(Frazione Pianezza - Diga del Gleno)
di Grassi Maurilio

SCHEDA TECNICA:
Partenza: Pianezza (1265 m)
Arrivo: Diga del Gleno (1520 m)
Dislivello: 250 m
Tempo totale: ore 1.00
Lunghezza: 2.5 km
Periodo consigliato: aprile - fine novembre
Difficoltà: T
Attrezzatura:

Scarpe da trekking.

Note naturalistiche:

Stupendi panorami.

Note tecniche:

Facile passeggiata, a volte pericolosa in primavera. Breve tratto esposto ma ben protetto.

Note storiche:

 

Il percorso è una mulattiera di servizio costruita nel 1922 - 23 per i lavori della diga.
La diga crollò il primo dicembre 1923.

Questo sentiero è certamente uno dei più conosciuti e frequentati non solo dai numerosi turisti che soggiornano in Valle nella stagione estiva ma anche da escursionisti della zona.
I motivi di ciò sono svariati ma il principale è rappresentato sicuramente dalla curiosità di visitare gli impressionanti ruderi della diga crollata inseriti in uno scenario naturale stupendo con poca vegetazione e caratterizzato da una serie ininterrotta di ruscelli ed alte montagne culminanti con il Monte Gleno (2882 m).
Raggiunta Pianezza, frazione di Vilminore, lasciata l'auto ci si incammina in uno stretto vicoletto fra due case lasciando sulla sinistra una bella fontana coperta. Si superano alcuni scalini che permettono di attraversare un prato delimitato da cavi metallici: questi sono stati collocati per impedire agli escursionisti di calpestare l'erba che verrà falciata per la produzione del fieno. Passato un fresco faggeto si esce su una distesa erbosa nei pressi di una baita in sassi recentemente ristrutturata: qui si incrocia una mulattiera che sale, compiendo un ampio giro, da Pianezza, e si prosegue su questa, in piano, verso destra. Dopo circa 100 metri in corrispondenza di uno spiazzo si lascia la mulattiera e si sale lungo il tratturo che entra nel bosco, in direzione W. In questo punto si diparte il sentiero per la "Costa Piana" e la baita di "Napuleù", di recente sistemazione.
Si sale ora con comodi tornanti, costeggiando il tubo della condotta forzata e attraversando un rado bosco di pini mughi, larici e ginepri. Si raggiunge così la località "Pagarulì" (1507 m) contraddistinta da una costruzione in cemento recintata da cui parte la condotta forzata dell'acqua. Il sentiero prosegue ora in piano, in direzione NW, contornando i ripidi fianchi della montagna soprastante. Questo tratto di sentiero è stato, in alcuni punti, ricavato nella viva roccia ed era un tempo caratterizzato da un ponte di corde molto ardito. Lungo il percorso si possono ancora osservare le costruzioni di servizio alla diga e, poco prima di raggiungere i ruderi dello sbarramento, guardando nel torrente si possono notare alcune marmitte dei giganti.
La diga, costruita nel 1920-22, alle ore 7.00 del primo dicembre 1923 cedette e l'acqua rovinò a valle travolgendo tutto ciò che incontrò sul suo percorso. Oggi dell'antica opera rimane un bacino lacustre di circa 250 metri di lunghezza.
Il rientro può essere effettuato seguendo l'itinerario di salita oppure raggiunta la località "Pagarulì" si può raggiungere la località "Baita di Costa Piana" seguendo il tracciato del "percorso 3" descritto in questo lavoro.
Altra possibilità, più lunga, consiste nel percorrere il sentiero CAI 410 che dai ruderi della Diga del Gleno scende verso la frazione Bueggio e da qui raggiungere la frazione Pianezza seguendo la strada asfaltata.

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