VILMINORE DI SCALVE (m 1018 slm). Posto al centro della Valle di Scalve, è sede da almeno un millennio della Vicarìa Plebana. Ha ospitato sino al termine del XVII° secolo l'antichissima ed ora distrutta Pieve, sostituita dalla splendida settecentesca Arcipresbiterale interamente restaurata nel corso degli ultimi anni.
Annovera tra i suoi monumenti l'antico Palazzo Pretorio (sec.XIV°-XVI°-XVII°) ed offre suggestivi scorci molto ben conservati del Borgo Franco detto un tempo "Vicus Minor". Il primo nucleo del Palazzo Pretorio risale al secolo XIV, che fu ampliato nel 1563 e successivamente nel 1675. Il Palazzo fu il centro amministrativo fino all’epoca Napoleonica. (Miriam Romelli)

Storie di Comuni: Vilminore di Scalve
Di Miriam Romelli

Vilminore è situato ( ad un’altitudine di 1018 mt sul livello del mare) al centro della Valle di Scalve, una vallata della lunghezza di circa 19 Km adagiata sul territorio della provincia di Bergamo e confinante con Valtellina, Valcamonica, Valseriana.
La Valle è circondata da una cerchia di montagne appartenenti alle Prealpi orobiche, fra cui spiccano il massiccio della Presolana (2521 mt slm), il Pizzo Tornello (2687 mt slm) ed il Cimon della Bagozza ( 2409 mt slm).
Sono quattro i capoluoghi dei Comuni della Valle di Scalve: Azzone, Colere, Schilpario ed infine Vilminore, i cui 1600 abitanti risiedono nel capoluogo e nelle frazioni di Nona, Pezzolo, Teveno, Bueggio, Vilmaggiore, Pianezza, Meto, S.Andrea e Dezzolo.
Vilminore, ovvero Vicus Minor (villaggio minore): questo è il termine con il quali gli antichi romani definirono l’attuale capoluogo della Valle di Scalve contrapponendolo a Vilmaggiore (Vicus Maior), un abitato attiguo che in epoca romana fu sede di un presidio romano come ancora oggi testimoniano la presenza di una torre ed i resti di antichi fortilizi.
Alla caduta dell’impero romano la Valle di Scalve fu invasa dalle armate longobarde (V sec d.c.) e da quest’epoca iniziò la predominanza di Vilminore su Vilmaggiore; traccia del dominio longobardo è tutt’ora presente nell’antico nome di una delle sue piazze, Piazza del Malconsiglio oggi piazza Giustizia: Mael era il termine con il quale i Longobardi indicavano il luogo dove si tenevano adunanze consiliari.
La diffusione del cristianesimo avvenuta in epoca immediatamente successiva all’invasione longobarda vede ancora Vilminore protagonista della storia scalvina: al centro del suo antico abitato ( ubicato a nord-est dell’attuale) venne in questo periodo edificata l’antica Pieve di Scalve; all’epoca le Pievi, ovvero chiese che sorsero nei borghi rurali così da permettere a quanti abitavano luoghi distanti dal Duomo di ricevere i sacramenti (Vilminore dista circa 60 Km da Bergamo) non erano unicamente luogo di culto bensì anche punti di riferimento per la comunità civile, i cui rappresentanti si riunivano all’interno di questi edifici deliberando riguardo ai principali fatti riguardanti la vita societaria delle vallate prealpine.
Alla Pieve di Vilminore i rappresentanti dell’antica Comunità di Scalve decisero nell’anno 1222 la cacciata dei Capitanio, feudatari bergamaschi che invano pretesero di dominare la Valle di Scalve: tale decisione rese la zona un territorio quasi totalmente autonomo tanto da farle meritare l’appellativo di Antica Repubblica di Scalve.
Sempre a Vilminore nell’anno 1375 si decise la costruzione dello splendido Palazzo Pretorio, un edificio prospiciente Piazza del Malconsiglio destinato ad alloggiare i Podestà di Valle nonchè ospitare le assemblee nel corso delle quali i rappresentati della Comunità scalvina si occupavano della vita civile ed amministrativa della Valle.
Il Palazzo Pretorio di Vilminore, suggestivo e carico di storia, ospita tra l’altro le cinquecentesche prigioni ottimamente conservate, foderate con assi in larice e parzialmente illuminate da finestrelle protette con solide sbarre in ferro.
Bellissimo è il salone delle udienze realizzato al termine del XV secolo: vi sono affrescati gli stemmi di alcuni dei Pretori della Valle di Scalve che si alternano ai ritratti di alcuni di questi antichi plenipotenziari.
Nell’anno 1428 i notabili della Valle decisero spontaneamente di annettere il territorio in cui vivevano a quello della repubblica veneta e sempre nel salone del Palazzo pretorio i Pretori di Scalve giuravano al loro arrivo a Vilminore di rispettare e far rispettare le leggi codificate negli Statuti scalvini.
Vilminore fu protagonista nella seconda metà del XVII secolo di una singolare vicenda: due erano le Chiese edificate in paese, la già citata Pieve e la Chiesa dedicata a S.Maria; i due edifici divennero nel corso dei secoli punti di riferimento per avverse forze politiche,
Anche ebbero scontri tanti esasperati da spingere l’allora vescovo di Bergamo Daniele Giustiniani a deciderne l’abbattimento che avvenne nell’anno 1691.
Sorse quindi a Vilminore negli anni immediatamente successivi la splendida Chiesa Arcipresbiterale che riunì i titoli delle due Chiese soppresse, ovvero l’attuale Pieve dedicata a S.Pietro e Maria Assunta che sorge al centro dell’abitato di Vilminore e per dimensioni e ricchezza d’arredi ed ornamenti è equiparabile ad una vera e propria cattedrale.
Alla caduta della Repubblica veneta in seguito all’invasione della Valle di Scalve da parte delle armate napoleoniche, anche sul balconcino in ferro del Palazzo Pretorio di Vilminore venne issato l’albero della libertà tinto con i colori della rivoluzione francese e sempre lo stesso palazzo divenne nell’anno 1814 sede del presidio asburgico in Valle di Scalve.
Molta della fama di cui la Valle di Scalve godette anche in passato è dovuta al ferro sceltissimo scavato dalle sue rinomate miniere.
Già in epoca romana questa Valle è citata da Plinio il Giovane che la definisce “extrema pars Italiae”: così appariva ad un antico romano questo lembo della provincia bergamasca.
Non trova alcun riscontro la tradizione che vuole la Valle di Scalve una sorta di bagno penale dove i condannati ai lavori forzati venivano inviati dai romani ad estrarre il ferro dalle sue miniere, anche se all’origine di ogni leggenda vi è sempre un fondo di verità che in questo caso non è comunque allo stato attuale suffragato da alcuna prova.
Oltre alle Miniere di Schilpario esistevano in Valle di Scalve quelle situate a 1750 metri sul livello del mare nella zona della Manina, ubicate in buona parte sul territorio del Comune di Vilminore di Scalve.
L’escavazione del ferro in tale miniera, che ebbe inizio in epoca antichissima e terminò nella prima metà degli anni ’70, condizionò significativamente la vita di una parte degli abitanti del Comune di Vilminore di Scalve, in particolare quella dei residenti nella frazione di Nona.
L’escavazione del materiale contenente ferro, la sua cernita e la conseguente manutenzione dei forni fusori, oltre a dare naturalmente lavoro a molte persone, ebbe come conseguenza anche il sacrificio di parecchie vite umane a causa di incidenti, pericolose esalazioni e morti dovute all’accumulo di polveri nocive nei polmoni dei minatori.
La Valle di Scalve, ed in particolare il territorio del Comune di Vilminore, non sono ricchi solo di ferro, anche il legname abbondantemente presente in zona ha rappresentato nei secoli una notevole fonte di reddito che ha consentito lo sviluppo di una tradizione locale legata alla scultura ed al restauro del legno.
Basti citare a riguardo la figura dello scultore Giò Giuseppe Piccini ( 1661-1725) di Nona, parte delle cui opere sono attualmente esposte al Museo Poldi Pezzoli ed al Castello Sforzesco in Milano, oppure nell’anticamera della Cappella di Villa Borromeo sul lago Maggiore ed in molte delle Chiese scalvine.
Tale tradizione prosegue idealmente nell’ambito dei corsi d’intaglio e restauro del legno che si tengono ormai da diversi anni a Vilminore con il patrocinio della Provincia di Bergamo e sono frequentati da allievi che provengono sia dalla Valle di Scalve che da zone lontane da questo caratteristico e suggestivo angolo della bergamasca.
Molti sono gli angoli di Vilminore che all’interno del suo centro storico ne conservano intatte le strutture medievali e rinascimentali, arricchendo le attrattive di un paese attualmente meta di numerosi turisti, che nelle stagioni invernali ed estiva vi soggiornano attratti dall’aria salubre che vi si respira e dallo splendido panorama prealpino che da Vilminore è possibile ammirare.

***

Vilminore di Scalve. Si costituisce nel giugno del 1927, in esecuzione del R.D. n. 1025, per unione dei comuni di Vilminore e Oltrepovo.

Oltrepovo. In Antico Regime era una delle contrade della Comunità Grande di Scalve. Nel 1797 le contrade che compongono Oltrepovo (Bueggio, Nona, Pezzolo e Teveno) vengono elencate distintamente tra le comunità del cantone di Vilminore (Prospetto per la divisione del territorio bergamasco). Tali contrade possedevano già prima di questa data degli Statuti o Ordini propri: Bueggio (Ordini della Vicinia, 1704); Nona (Statuto della Vicinia e contrada, 1612); Pezzolo (Ordini della Vicinanza, 1696); Teveno (Capitoli e ordini della contrada, 1713) (Cortesi M., 1983). Nel marzo 1798 si ha la prima aggregazione di queste contrade un unico comune denominato “Bueggio con Nona e Pezzolo”, territorialmente corrispondente al censuario di Oltrepovo. Nel 1805 assume la denominazione di Oltrepovo e annette Teveno, separatosi da Colere. Nel 1809 viene aggregato a Vilminore ed Uniti insieme a Colere e ad Azzone ed Uniti, ma già nel 1816 viene ricostruito con la circoscrizione (unione dei censuari di Oltrepovo e Teveno) preesistente al decreto napoleonico di “concentrazione” dei comuni.
Nel 1922 la sua estensione territoriale diminuisce per il distacco della frazione Bueggio che viene aggregata a Vilminore. Con R.D. del 2 giugno 1927 n. 1025 Oltrepovo viene unito a Vilminore nel comune denominativo di Vilminore di Scalve.

Vilminore. In Antico Regime era una delle contrade della Comunità Grande di Scalve. Come contrada possedeva già nel 1785 una raccolta di norme giuridiche proprie note come Capitoli della vicinanza di Vilminore.
Nel 1797 viene elencato per la prima volta distintamente come capoluogo delle comunità componenti l’omonimo cantone. Territorialmente corrispondeva alla porzione occidentale del censuario ottocentesco di Vilminore, in quanto le comunità di Vilmaggiore e Dezzolo con Sant’Andrea, che occupavano la porzione orientale, erano comuni autonomi. Nel giugno 1805 assorbe le citate contrade e raggiunge l’estensione del censuario di metà Ottocento. Con la “concentrazione” dei comuni del 1809 aggrega, sotto la denominazione di Vilminore ed Uniti, i soppressi comuni di Colere, Azzone ed Uniti e Oltrepovo, che già nel 1816 risultano ricostruiti.
Nel 1922 la sua estensione aumenta accorpando la frazione Bueggio distaccatasi da Oltrepovo.
Con R.D. del 2 giugno 1927 n. 1025 viene unito ad Oltrepovo a formare l’attuale comune di Vilminore di Scalve.

Vilmaggiore con Barzesto e Pradella. In Antico Regime erano contrade della Comunità Grande di Scalve. La contrada di Vilmaggiore possedeva nel 1724 una propria raccolta di Ordini della Vicinanza.
Nel 1797 le tre contrade vengono elencate distintamente tra le comunità componenti il cantone di Vilminore. Con il comparto territoriale della Repubblica Cisalpina del 6 marzo 1798 le tre comunità risultano unite in un comune denominato “Vilmaggiore con Barzesto e Pradella”. Con la distrettuazione del 1805 Vilmaggiore è aggregato a Vilminore, mentre Barzesto e Pradella vengono aggregate a Schilpario.

Sant’Andrea e Dezzolo con Dezzo. Già contrade della comunità di Scalve, Dezzo e Dezzolo vengono elencati distintamente nel Prospetto di divisione del territorio bergamasco del 1797; Sant’Andrea, non menzionato, era probabilmente unito a Dezzolo in quanto soggetto alla medesima parrocchia. Con il riparto territoriale del Dipartimento del Serio del 6 marzo 1798 le comunità citate vengono unite in un comune denominato “Sant’Andrea e Dezzolo con Dezzo”. Con la distrettuazione del 1805 Sant’Andrea e Dezzolo vengono aggregati a Vilminore e Vilmaggiore, mentre il territorio di Dezzo viene diviso tra i comuni di Azzone e Colere.
(Tratto da "Atlante Storico del territorio bergamasco" edito dalla Provincia di Bergamo)