Sentiero CAI 419
(Malghe Lifretto - Giovetto di Paline - Azzone)
Aggiornato all'agosto 2000 | |
SCHEDA TECNICA: | ||
Numero CAI: | 419 | |
Altre numerazioni: | ||
Nome o soprannome: | "Sentiero Lungo" oppure "Sinter Lonc". | |
Partenza: |
Sul tornante fra il km. 27 e 28 della ex SS 294 (1360 m) dove c'è un cartello indicatore. |
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Arrivo: | Segherie di Azzone (1011 m). | |
Dislivello: | 403 m. (Alla massima elevazione, Costone 1763 m) | |
Tempi parziali: |
Malghe del Lifretto -
Baita di Ezendola: ore 1.15. Baita Ezendola - Malga Epolo: 45 minuti. Malga Epolo - Malga di Voia: 30 minuti. Malga Voia - Roccolo della Clusorina: ore 1.00. Roccolo della Clusorina - Le Some: ore 1.15. Le Some - Malga del Costone: ore 1.15. Malga del Costone - Segherie di Azzone: ore 1.15. |
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Tempo totale: | ore 7.30 | |
Lunghezza: | ||
Periodo consigliato: | Giugno - novembre. | |
Difficoltà: | EE (legenda) | |
Attrezzatura: | ||
Note naturalistiche: |
Di notevole interesse botanico se effettuato in primavera inoltrata. |
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Note tecniche: |
Lunga ma non difficile escursione. In primavera alcuni canali possono essere pericolosi per il ristagno di neve. |
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Note storiche: |
Una volta era una via di comunicazione importante. |
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Bivi ed incroci: |
A Malga Lifretto superiore (1564 m) arriva il
sentiero CAI 428 (Passo Vivione - Campelli - Lifretto) che si congiunge con il
sentiero in oggetto (CAI 419). |
Partendo dal presupposto che i nostri avi tracciavano le strade non
nel
fondovalle ma a mezza costa, sfruttando al contempo i valichi più agevoli,
questo sentiero è considerato, da molti, una strada fra le più antiche della
Valle di Scalve.
Una serie di indicazioni, tra le quali anche alcuni toponimi, testimoniano la
passata importanza di questo tracciato che nell'antico percorso iniziava più a monte dell'attuale partenza, nella zona della Conca dei Campelli
(1).
Il punto d'arrivo può essere scelto a piacimento dagli escursionisti perché vi
sono parecchie possibilità di interrompere il sentiero
scendendo al paese di Schilpario.
Non essendo un sentiero di salita a cime, bensì di attraversamento della Valle,
lo si
può percorrere nei due sensi di marcia, partendo da Schilpario oppure
da Azzone. In questi anni è stato recuperato il percorso CAI 428 che collega
il "Sentiero Lungo" (CAI 419) con il "Sentiero Alto" (CAI 416)
offrendo così la
possibilità, per chi vuole, di compiere il giro quasi completo della Valle di Scalve.
La partenza del sentiero CAI 419, qui descritto, è collocata sul terzo tornante della ex SS 294 del Vivione, in corrispondenza di un piccolo
spiazzo per le auto. Subito si supera la "valle di Meraldo", quasi sempre in
secca, quindi si attraversa sul margine destro la Malga Bassa di Cimalbosco, meglio conosciuta localmente come Malga di Campo
e caratterizzata dalla baita a forma di
croce, parzialmente distrutta da una valanga. Seguendo la traccia ci si dirige verso il
torrente Dezzo, lo si attraversa e si giunge alla Malga Bassa di Lifretto dove si
incontra una piccola baita piuttosto malconcia; si prosegue verso destra (W) e
ci si
inoltra nel bosco. Inizialmente il sentiero è piuttosto ripido e permette di
guadagnare quota velocemente, attraversa un'altro corso d'acqua e prosegue
in salita fino ad un'aia carbonile.
A questo punto la traccia
é meno chiara e sale ad incrociare sulla sinistra il sentiero CAI 428.
Passata la seconda aia carbonile si sale ancora brevemente quindi, in piano, si
supera un facile canale cui è collegato il terzo spiazzo per il carbone. Dopo
circa cento metri si attraversa un piccolo avvallamento franoso e, grazie ad una breve
ma ripida salita, si scavalca la costa, si raggiunge la quarta aia carbonile e
si prosegue poi in piano.
Si entra in un ampio vallone valanghivo, conosciuto come "Val Marcia", quindi con
una breve salita si scavalca la costa denominata "Glera". Su questa costa è
ubicata la quinta aia e, sulla sinistra nel senso di marcia, è visibile il
basamento del pilone della teleferica costruita negli anni '50 per trasportare
in Valle Camonica il minerale estratto nelle miniere di Schilpario. Si prosegue superando
un'altra aia carbonile (6°) e,
con una breve discesa,si entra in un altro canale dove troviamo la settima
radura per la produzione del carbone. Si oltrepassa un secondo canale, caratterizzato da una piccola sorgente, e successivamente
un terzo canalone stretto e ripido, con neve persistente fino a primavera
inoltrata. Si deve scavalcare un'altra costa, caratterizzata
anch'essa da un'aia carbonile (8°). Segue una discesa breve ma insidiosa, per la presenza di materiale instabile, che
immette in un canale delimitato a
monte da rocce che formano un salto alla cui base la neve perdura fino ad
inizio estate (Attualmente una frana ha reso problematico
l'attraversamento di questo canale). Si continua in piano attraversando altri
due spiazzi per il carbone e un canalone; si scavalca
una costa e successivamente altre due "valli" nei cui pressi è ubicata un'altra aia
carbonile e
si
prosegue oltrepassando un ampio ed evidente canalone denominato "Valle dei
Gatti".
Si attraversa la dodicesima aia carbonile proseguendo in piano, in direzione W,
e giunti alla tredicesima aia si entra in un ampio avvallamento che è solcato da due
canali e che un tempo era usato come pascolo. Anche questo è, come altri, un bel
punto panoramico, specialmente sui monti Tornello e Gleno. Un'ultimo canale
chiude questo vallone verso W e da qui, dolcemente, si risale la costa che
racchiude l'alpeggio di Ezendola dal quale si scende costeggiando il pascolo fino
alla baita, posta a 1670 metri di quota. La
baita, anche se ormai è ridotta a rudere, offre un riparo in caso di
maltempo. In questo punto s'incrocia il sentiero CAI 421: salendo si prosegue verso il
Passo di Ezendola,
percorrendolo in discesa c'è la prima
possibilità di interrompere il percorso e scendere al paese di Schilpario, in circa
30 minuti. Nei pressi della baita c'è anche una piccola sorgente.
Il "Sentiero Lungo" prosegue ora in piano attraversando l'ampio pascolo
inizialmente verso sud, in direzione della parete nord del Monte Sossino
(2398 m), ma arrivati ad un'evidente fascia boscosa di larici cambia
direzione volgendosi verso W.
Segue una comoda salita lungo il cui tragitto s'incontrano prima una pozza d'abbeverata per
le bestie e poi due aie carbonili. Si giunge sulla costa di Ezendola alla cui sommità
(1676 m) sono
visibili i ruderi del
Roccolo Maj, un' impianto per la cattura degli uccelli che
anticamente era strutturato su tre piani
(2).
Guardando verso W si può intravedere il tracciato del nostro percorso che si snoda fra boschi e
radure
fino al Roccolo della Clusorina.
Una comoda discesa attraverso un prato seguito da un rado bosco che termina in prossimità di un
canale ghiaioso, che va disceso con tre tornanti, conduce nella Valle di Epolo,. Al
quarto tornante si deve superare il canale per proseguire in piano,
attraversando un ampio ghiaione parzialmente colonizzato da radi larici, pini
mughi e alcuni abeti rossi. Si arriva, superando un avvallamento, nei pressi
degli ex impianti di risalita di Schilpario, nella Conca di Epolo. Questa va
attraversata per intero sempre in direzione W tenendo come riferimento la baita dell'alpeggio,
posta a quota 1550 m, nei cui pressi c'è una fontanella d'acqua potabile.
Prima della costruzione s'incontra il sentiero CAI 422 che sale al Passo di Varicla
mentre percorrendo questo sentiero a ritroso si può arrivare, scendendo la Valle di Epolo, a Schilpario
in circa mezz'ora. Il sentiero aggira la baita
snodandosi tra alcuni grossi massi e, successivamente, incontrando parecchi
depositi di sassi,
raccolti in pochi punti allo scopo di favorire la crescita dell'erba ed
aumentare così il rendimento del pascolo. Si
supera la sedicesima aia carbonile, quindi una pozza d'acqua e, in seguito, si
affronta una salita che ospita un'altra radura per il carbone dove, svoltando
verso destra, si attraversa un canale solcato dall'acqua sgorgante poco sopra. Una breve
salita ci conduce ai ruderi del "Roccolo del Pizzo", posto su una costa che
divide le due valli di Epolo, appena lasciata, e di Voia, in cui stiamo per scendere (1633 m).
Giunti alla baita
(1559 m), si
incrocia il sentiero CAI 423 che, percorrendo la Valle di Voia, sale alla vetta
del Pizzo Camino; percorrendo in senso opposto la mulattiera c'è la
possibilità di concludere l'escursione e ritornare, in circa 40 minuti, a Schilpario. Lasciate le costruzioni dell'alpeggio, da poco ristrutturate, si
prosegue in piano in direzione W attraversando un torrente e, passata una porzione
di pascolo, si entra nuovamente nel bosco
(3).
Grazie ad una
dolce salita si supera un promontorio oltre il quale,
all'altezza della diciannovesima aia, si continua in piano e si scavalca
un'ennesima costa. Il sentiero prosegue poi in leggera discesa piegando verso
destra e attraversando una radura; continua poi in piano lasciando sulla
sinistra un'altra aia carbonile posta in una radura più ampia e, superati sulla
sinistra alcuni grossi massi e un'altra aia, scende
ancora per lasciare sulla destra un'altra aia e proseguire, in piano.
Segue un tratto pianeggiante lungo il quale s'incontrano altre due aie carbonili
e che
permette di raggiungere il culmine della dorsale denominata Camorino (1575 m)
. Con tre tornanti si scende in un impluvio solcato da un rivolo d' acqua e,
poco sotto, sulla destra si superano i ruderi della Baita Bassa di Camorino posta a quota 1539 m.
Si continua verso sinistra,
in direzione S e, sempre scendendo, si giunge ad una radura da cui si prosegue
in piano riprendendo la direzione W. Si supera
un canale detritico e si prosegue in piano, lasciando, sulla sinistra la
ventiquattresima aia e successivamente una pozza d'acqua affrontando,poi,
un breve saliscendi che permette di scavalcare una costa.
Il sentiero attraversa una piccola "valle", procede in piano e scavalca
un'ennesima costa su cui insiste la venticinquesima aia carbonile. Oltrepassato un
torrente si affronta una leggera salita che conduce al rilievo denominato Clusorina
su cui troneggia il roccolo omonimo (1510 m) tuttora funzionante e nelle cui
adiacenze c'è una sorgente. Si lascia la costruzione sulla
destra e si entra nel bosco scendendo lungo un sentiero inizialmente ripido che
attraversa la ventottesima aia e scavalcata una "valle" con una piccola pozza
d'acqua e si prosegue in piano. Un sentiero privo di numerazione permette di
scendere in poco tempo alla frazione Pradella di Schilpario e, quindi, di
interrompere l'escursione.
Si prosegue in direzione W con una comoda salita, lungo la quale s'incontrano altre due aie
e che termina
alla sommità della dorsale (1465 m): leggermente più in
basso c'è il fienile denominato Del Colle, recentemente recuperato
(4). Si
ricomincia a scendere attraversando il pascolo in direzione SW su una traccia
di carrareccia indispensabile per i lavori agricoli e di manutenzione alla
baita. Al primo bivio, dove si incrocia il sentiero CAI 419 che scende
alla SP 60 in località Prato Grande, si segue il percorso di sinistra che, dolcemente, sale in
direzione SE scavalcando un dosso. Nell' anno 2001questo tratto di
sentiero è stato trasformato in una strada forestale, dalla Comunità Montana di Scalve, per favorire lo sfruttamento dei pascoli e dei boschi locali.
Si continua in piano scendendo,poi, in un'umida conca nel bosco e, dopo un altro
tratto piano, si attraversa una valletta con una sorgente e si prosegue in direzione S passando due aie carbonili.
Una leggera salita ci conduce fuori del bosco sui pascoli delle
"Some" dove si continua in piano lasciando poco sopra, sulla
sinistra, una baita e arrivando ad una costruzione sulla cui
facciata è dipinto un affresco raffigurante la Madonna (1475
m)
(5).
A questo punto si lascia la strada che scende al paese di Azzone per imboccare
lo stretto sentiero che attraversa il prato e costeggia un muro a secco che
serve a delimitare le proprietà private.
Al limite fra il prato ed il rado bosco il sentiero
s'immette nella strada interpoderale del Negrino, contrassegnata con il segnavia CAI 425 e
si fonda con essa per un breve tratto. Si supera un
bivio e, al termine della salita e del bosco, si entra in un pascolo che la strada
interpoderale attraversa proseguendo alla volta della Corna Busa mentre il nostro
itinerario scende verso destra, in direzione SW, su tracce di mulattiera
arrivando con un ampio giro ad una vallecola. Si supera il ruscello lasciando
sulla sinistra la costruzione in cemento della vasca di captazione dell'acquedotto
di Azzone e si attraversa un altro prato per entrare nuovamente nel
bosco. Grazie ad una breve salita e relativa discesa riusciamo a scavalcare la costa
denominata
della "Stadera" che con il "Costone" concorre a formare la Val Giogna. Giunti ad
una curva non molto pronunciata si lascia la strada sterrata, che
prosegue in piano, per salire lungo uno stretto sentiero che nel primo tratto
corre in fianco al tratturo.
La traccia del sentiero è poco evidente perché è coperta dalla vegetazione, per
questo si consiglia, in questo primo tratto, di prestare molta attenzione. Si
attraversa uno spiazzo con parecchi cespugli di more e, dopo la seconda aia, si
percorre un tratto
pianeggiante che permette di attraversare un' aia carbonile. Si oltrepassa un rivolo d'acqua e con
un giro si supera una
costa per passare una seconda valletta;da qui si prosegue in piano aggirando un
dosso alla cui sommità s'incontra la quarantatreesima aia, poi si discende
e si attraversa un ruscello. Si continua superando due
coste e due vallecole e la quarantaquattresima aia carbonile infine, con una lunga
salita non molto ripida e caratterizzata da altre tre aie, si perviene
alla sommità del Costone
(6). Questo è il punto più alto dell'intero percorso
(1763 m) caratterizzato dalla presenza di
una pozza d'abbeverata denominata "Pusù". Da questo punto si può scendere a Croce di Salven, sul versante
bresciano nel comune di Borno, in circa un'ora di cammino oppure si può salire
al Passo del Costone (1937 m) e raggiungere in un'ora circa di cammino
il Rifugio San Fermo.
Il nostro percorso prevede il rientro in Valle di Scalve attraverso la Riserva
Regionale Boschi del Giovetto. Questo richiede di scendere, in direzione NW, su
tracce di sentiero attraversando un prato circondato da radi larici in cui
si trova una pozza d'abbeverata. Lasciato il sentiero ci
si immette sulla strada forestale che conduce, in discesa, alla
Malga del Costone (1629 m). Si lasciano sulla destra le due baite
dell'alpeggio che, in caso di mal tempo, costituiscono possibili punti di riparo e
si prosegue, sempre in discesa, seguendo la strada sterrata che entra nel bosco.
Il percorso seppure lungo e con pochi segnavia è facile da seguire perché molto evidente. In corrispondenza del bivio
con sulla destra una bacheca circolare e una
panca e sulla sinistra la costruzione ristrutturata dell'ex Roccolo del Giovetto
(1314 m), si deve proseguire verso destra in direzione N.
Si continua seguendo la strada per giungere in breve al Passo
del Giovetto (1275 m). Qui s'incrocia la strada forestale che
collega gli abitati di Azzone e Borno; seguendo la direzione W (destra) si
arriva in circa un'ora ad Azzone mentre proseguendo verso E, (sinistra)
si giunge a Croce di Salven, frazione di Borno, in provincia di Brescia
(7).
Il nostro itinerario percorre in lunghezza la parte bergamasca della
"Riserva Regionale Boschi del Giovetto" transitando davanti all'area didattica,
caratterizzata da uno spiazzo a gradoni denominato "anfiteatro" predisposto per
le lezioni all'aperto a gruppi o scolaresche. Il percorso è molto evidente, facile e
privo di pericoli oggettivi e termina nei pressi del piccolo campo sportivo di Azzone da dove inizia la strada asfaltata che, aggirando il paese nella parte
alta, permette il rientro a Schilpario.
Si può percorrere lo
stesso itinerario in senso inverso, partendo da Azzone in direzione della Conca dei Campelli.