Sentiero CAI 417
(Madonnina dei Campelli - Cimon della Bagozza)

Aggiornato al maggio 2000
 

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SCHEDA TECNICA:  
Numero CAI: 417
Altre numerazioni:  
Nome o soprannome:  
Partenza: Madonnina dei Campelli (1704 m).
Arrivo: Cimon della Bagozza (2409 m).
Dislivello: 705 m
Tempi parziali:
 
Madonnina - Laghetto dei Campelli: 15 minuti.
Laghetto - Cimon della Bagozza: ore 2.15.
Tempo totale: ore 2.30
Lunghezza:  
Periodo consigliato: Giugno - novembre.
Difficoltà: EE (legenda)
Attrezzatura:  
Note naturalistiche:

Il laghetto dei Campelli è una rarità poiché insiste su morene calcaree.

Note tecniche:

 

Particolare cautela deve essere prestata lungo il tratto vicino al "Passo delle Ortiche" dove si deve evitare di smuovere sassi:  potrebbero colpire eventuali escursionisti presenti sul ghiaione sottostante.

Note storiche:
 

La "Madonnina dei Campelli" è una scultura bronzea a tutto tondo, opera dello scultore scalvino Tomaso Pizio.

Bivi ed incroci:  

Lasciato l'abitato di Schilpario si prosegue lungo la ex SS 294 del Vivione fino al bivio della strada interpoderale dei Campelli, in località Cimalbosco (1550 m). Si consiglia di lasciare qui le auto e proseguire a piedi lungo la carrareccia fino alla caratteristica statua della Madonnina dei Campelli (1710 m). In questo punto ha inizio il sentiero che conduce alla cima del Monte Bagozza oggetto della descrizione (1).
Si attraversa il prato antistante la Madonnina, nel centro, in direzione SSE, a destra della strada, entrando in una depressione formata da due collinette d'origine morenica. Con due tornanti in discesa si entra in un secondo prato che bisogna costeggiare sulla destra arrivando fino alla sponda del laghetto dei Campelli (1680 m) (2). Si prosegue attraversando l'emissario del laghetto e si affronta un piccolo promontorio alla cui base c'è un'aia carbonile che va attraversata interamente, si prosegue poi per un tratto pianeggiante cosparso di radi larici e abeti rossi cresciuti fra i massi morenici.
Una breve salita fra pini mughi permette di superare una costa costituita dalla morena laterale del ghiacciaio, che scorreva in loco circa 10.000 anni fa, e alla sommità di questo pendio sassoso bisogna cambiare direzione dirigendosi verso il grande ghiaione che scende dalle pareti del Cimon della Bagozza; si arriva così alla base di un ripido pendio, il limite estremo di sopravvivenza delle conifere e dove il nostro itinerario prosegue fra alcuni massi calcarei.
Il sentiero risale questo pendio parzialmente erboso con stretti tornanti ripidi obliquando poi più dolcemente verso destra, in direzione di un grosso masso posto alla base del ghiaione: questo costituisce la parte più impegnativa della nostra salita. Si affronta questo scomodo ghiaione restando sul lato sinistro e, giunti all'altezza d'alcuni grossi massi, si piega verso destra proseguendo nel centro del pendio fino in prossimità del punto più basso raggiunto dalla bastionata di rocce che costituiscono il complesso di cime denominate "Casse Larghe". Il sentiero le costeggia, salendo senza tornanti, per piegare poi verso destra fino ad incontrare uno stretto e ripido canale che bisogna risalire con molta attenzione evitando di smuovere sassi per giungere all'intaglio noto come "Passo delle Ortiche" (2292 m).
In questo punto si incontrano dei segnali bianco-rossi, con segnavia 6; si tratta dell'itinerario, segnato dalle Sezioni CAI della Val Camonica, che, dai Passi di Baione conduce al Rifugio Laeng, posto sotto il Pizzo Camino. Il nostro itinerario, che in questo punto si fonde con quello camuno, prosegue ora con stretti tornanti salendo sulla spalla erbosa del Cimone, in direzione W. Questo tratto, per la presenza di terra instabile, può diventare scivoloso in caso di terreno bagnato. Nel punto dove la spalla si addolcisce, in prossimità di una paretina rocciosa, il sentiero piega in direzione SW attraversando quasi in piano il vallone che precipita in Val Baione. Dopo aver risalito delle facili roccette si compiono un paio di tornanti, prima verso sinistra e poi verso destra, seguiti da altri due stretti tornanti che salgono sotto un evidente sperone roccioso. Aggirata questa sporgenza si sale, costeggiando le rocce, per affrontare l'ultimo tratto erboso che ci conduce alla sommità del monte. Sotto i nostri piedi si apre la tetra parete nord del Cimone della Bagozza, mèta ambita di molti alpinisti. A questo punto, andando verso sinistra, in pochi minuti si arriva alla croce ferrea collocata sulla sommità del monte (3). Il rientro avviene seguendo il medesimo itinerario.

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