Sentiero CAI 416
(Passo Vivione - Passo Belviso)
Aggiornato all'agosto 2000 | |
SCHEDA TECNICA: | ||
Numero CAI: | 416 | |
Altre numerazioni: | ||
Nome o soprannome: |
"Sinter Olt"
- "Sentiero Alto". Il tracciato, compreso il
tratto di collegamento con il Rifugio Curò, è stato denominato "Itinerario
naturalistico A. Curò". |
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Partenza: | Passo del Vivione (1828 m). | |
Arrivo: | Passo di Belviso: (2518 m). | |
Dislivello: | 690 metri. | |
Tempi parziali: |
Passo Vivione -
Passo del Gatto: ore 1.30 - 2.00. |
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Tempo totale: | ore 5.00 - 5.30 | |
Lunghezza: | ||
Periodo consigliato: | giugno - inizio ottobre. | |
Difficoltà: | EE - EEA (legenda) | |
Attrezzatura: | Può essere utile un cordino di sicurezza per i meno esperti. |
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Note naturalistiche: |
Notevole l'interesse botanico e paesaggistico. |
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Note tecniche: |
Alcuni passaggi possono rivelarsi difficili per i poco esperti. Attenzione in caso di nebbia. |
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Note storiche: |
Il percorso segue la mulattiera realizzata durante la prima guerra mondiale. |
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Bivi ed incroci: |
Dal Passo Vivione parte il sentiero CAI 428 (Passo Vivione -
Campelli - Lifretto). |
L' inizio di questo itinerario può essere collocato in vari punti della Valle.
Per comodità si è scelta la zona del Vivione poiché permette di effettuare l'escursione completa anche alle persone meno preparate.Raggiunto
il paese di Schilpario si prosegue lungo la suggestiva ex statale 294
raggiungendo il Passo del Vivione. Lasciata l'auto nei
pressi del Rifugio Vivione (1828 m)
(1) si imbocca la mulattiera che si
diparte dalla ex statale e che si snoda nelle praterie alpine. Il primo tratto di strada, fino al torrente che scende da Valbona, è
pianeggiante poi, oltrepassata la
valle e lasciata a sinistra la deviazione per la
baita del Gaffione, inizia la salita. Con una serie di tornanti, tracciati sul pendio
alla destra orografica, si lascia la seconda stazione dell'Alpe Gaffione
composta da due corpi in muratura sempre aperti e si prosegue quasi in piano
entrando nell'antico circo glaciale di Valbona
(2). La mulattiera aggira, con moderata
pendenza, il lago che occupa il fondo dell'anfiteatro roccioso restando
sulla sponda sinistra ; giunti al primo tornante, guardando verso W, si può
vedere l'intaglio che caratterizza il Passo del Gatto.
Si superano altri tre tornanti e poi si compie una lunga diagonale poco ripida e, attraversata una piccola valle, si entra in un
ripiano caratterizato da un tornante. Percorsi altri due tornanti si passa un
secondo ripiano solcato da un ruscello quindi si affrontano altri due
tornanti e, con una diagonale ascendente, si percorre un piccolo
circo glaciale chiuso sul versante SW dalle balze rocciose del Passo del Gatto: questo valico è stato ricavato artificialmente durante il periodo bellico
'15-'18.
Giunti al Passo (2416 m) si scende con stretti tornanti entrando nell'ampio vallone
detritico risalendo la dorsale
che delimita questo avvallamento e raggiunto il culmine del promontorio si
osserva uno splendido panorama sulla Valle di Scalve e sulle cime dei Monti
Gleno e Demignone.
Si prosegue sempre in leggera discesa costeggiando il primo Lago di S. Carlo
e incontrando lungo la sponda il sentiero che
conduce, in poco tempo, al Passo del Sellerino. Costeggiando il
secondo lago, sempre in leggera discesa, si supera una valletta da cui si intravede uno dei
Laghi del Venerocolo. Nei pressi di
una piccola sorgente, che in caso di siccità può asciugarsi, si inizia a salire
fra massi di frana superando un intaglio oltre il quale si incontra la mulattiera
che risale la Valle del Venerocolino, contrassegnata con il segnavia CAI 414. Si prosegue ora
in piano costeggiando il più grande dei Laghi del Venerocolo per giungere, in
breve, al Passo omonimo (2314 m). (Nei pressi del valico sono incisi su un
masso il cippo chilometrico del km 8.5 e una simpatica scritta a ricordo
dei costruttori della strada "W 90 5 A").
Lasciato il valico si ricomincia a salire dolcemente in direzione W superando
due tornanti e un breve passaggio impegnativo attrezzato con una catena. Affrontati altri tornanti sconnessi, in alcuni tratti la mulattiera è parzialmente
franata, si attraversa un tratto pietroso a mezza costa e si oltrepassa, con l' aiuto
d'alcuni pioli in ferro, uno stretto intaglio nelle rocce. Con uno
stretto tornante si lascia il tracciato originario, parzialmente franato, per
salire al Passo del Demignone e lo si supera
(3). Si lascia
sulla destra il sentiero per la Val Belviso, segnato a cura della sezione CAI
dell'Aprica, e si prosegue, inizialmente in
leggera discesa, fino ad un comodo intaglio dove si incontra la
vecchia mulattiera militare, nuovamente in territorio scalvino. Si continua
lungo il sentiero pianeggiante che solca il pendio erboso affrontando
successivamente il tratto attrezzato con catene denominato "Riinù"
(4).
Al termine di questo tratto, pericoloso ma suggestivo, si scende in un ampio
vallone detritico e, oltrepassata una
piccola valle solitamente secca, si giunge in breve al Passo del Vò. Si continua
lungo un pendio erboso e, attraversata un'ennesima valletta, si prosegue fra rocce tagliate artificialmente dai militari per
ricavare la sede del sentiero, si supera una piccola frana e si oltrepassa un
dosso. Ora in poco tempo si
raggiunge il Passo di Venano (2328 m) e il Rifugio Nani Tagliaferri posto poco sotto, sul versante della Valle di Scalve.
Dal valico, dirigendosi verso destra in direzione E, si può scendere alla Diga di Frera, mentre, proseguendo verso N, si raggiungono il
Passo di Belviso e il Pizzo Tornello oppure si può scendere a Schilpario e terminare
l'escursione.
Il nostro percorso prosegue fra rocce scavate artificialmente durante il
periodo bellico fino ad un tratto franato
oltrepassato il quale s'incontra il bivio con il sentiero CAI 413, che
seguendolo si può scendere fino alla località Vò e quindi al
paese. Per raggiungere il Passo di Belviso si prosegue in leggera salita incontrando,
nei pressi di un tornante sulla sinistra, la diramazione del sentiero CAI 430 che
conduce al Pizzo Tornello. Si continua a salire, con ripidi tornanti, lungo il sentiero
sconnesso fino nelle vicinanze di uno sperone roccioso dove si trovano ancora le tracce della vecchia mulattiera militare.
Si continua camminando ai piedi delle rocce e giungendo
nei pressi di una piccola valle che non si attraversa, ma che si risale restando sul versante di destra. Superato questo breve ma ripido pendio,
il percorso si addolcisce incontrando la biforcazione che, proseguendo verso
sinistra seguendo il tracciato con minor pendenza, conduce al Passo dei
Lupi (2607 m) osservabile in direzione SW.
Il percorso originario attraversava il Passo dei Lupi ma attualmente è
maggiormente frequentato l'itinerario che sale all'insellatura spartiacque con
la Val Belviso.
Raggiunta la dorsale si continua in piano percorrendo in diagonale, verso W, i ghiaioni che
scendono dalla cima soprastante e aggirando uno sperone roccioso posto a metà
percorso.
Guadagnato facilmente un dosso detritico su cui albergano i resti di una
costruzione circolare, si prosegue in piano giungendo in pochi minuti al Passo di Belviso
(2510 m)
(5). Dal valico un sentiero con segnavia 12 assegnato
dalla sezione CAI Aprica,
conduce in circa due ore al sottostante Lago di Belviso o Diga di Frera.
E' possibile da questo punto continuare l'escursione e raggiungere il Passo o
Tacca di Bondione, valico posto sul crinale del Monte Tre Confini che permette
il collegamento con il Rifugio A. Curò in Val Bondione.
Chi vuole continuare deve seguire il sentiero che inizialmente ha una doppia
numerazione: CAI 321proveniente dal Rifugio Curò in Val Seriana e CAI 410 che indica il percorso tracciato lungo la Valle del Gleno (Bueggio - Passo di Belviso).
Si scende direttamente il canale che ha inizio al valico, sul versante scalvino,
proseguendo oltre la congiunzione con l'invaso che ha origine dal Passo dei Lupi.
Si
attraversa quindi la valletta raggiungendo alcune rocce violacee segnalate
con un "ometto di pietre"; in questo punto si lascia il
sentiero ben tracciato, che continua alla sinistra orografica, per
attraversare la valle affrontando con una leggera salita il pendio di
sfasciumi sottostante la parete sud del Monte Gleno.
Si prosegue in direzione NW, in leggera discesa, avvicinandosi sempre più alla
parete del monte, si attraversa un canale di valanga dove scorre un ruscello e
si supera un dosso, oltrepassato il quale si passa
un canale di valanga in cui, fino ad inizio estate, è possibile trovare
neve. Si prosegue alla base delle rocce della parete raggiungendo delle placche
rossastre dove ha inizio la salita e si incrocia il sentiero che sale
dalla Valle del Gleno.
Si superano facili roccette bagnate, che possono creare problemi in primavera
o tardo autunno per la formazione di ghiaccio, e si attraversa un canale
guadagnando un dosso erboso. Superato con un tratto pianeggiante e un secondo canale, si giunge sul bordo di una profonda valle
solcata da un
ruscello e si risale l'impluvio alla sinistra orografica. Giunti nei pressi di
alcuni grossi massi
detritici si obliqua verso sinistra attraversando la valle e affrontando
successivamente il pendio erboso con stretti e ripidi tornanti. Si raggiunge la parete rocciosa soprastante
da dove si prosegue verso destra, con una diagonale in leggera
ascesa, entrando nell'evidente canalino che scende dall'intaglio. Si sale il
breve canale roccioso giungendo in pochi minuti al Passo di Bondione (2420 m).
Scendendo dal valico ed attraversando un piccolo circo glaciale si entra nella
"Val Cerviera" e si può proseguire in direzione del Rifugio Curò.
Proseguendo invece in salita, in direzione NNW, si può arrivare, in mezz'ora di cammino alla vetta del Pizzo Tre Confini (2824 m).
Il rientro può essere effettuato seguendo l'itinerario che percorre la Valle del
Gleno con segnavia CAi 411.