Sentiero CAI 415
(Schilpario - Laghetti delle Valli - Passo Vivione)
Aggiornato al settembre 2002 | |
SCHEDA: | ||
Numero CAI: | 415 | |
Altre numerazioni: | ||
Nome o soprannome: | ||
Partenza: | Chiesetta di S. Elisabetta a Schilpario (1137 m). | |
Arrivo: |
Laghetti delle Valli (1979 m) oppure Passo del Vivione (1828 m). | |
Dislivello: | 842 m | |
Tempi parziali: |
Schilpario -
Laghetti delle Valli: ore 2.00. Laghetti delle Valli - Passo del Vivione: 45 minuti. |
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Tempo totale: | ore 2.45 | |
Lunghezza: | ||
Periodo consigliato: | fine maggio - novembre | |
Difficoltà: | E (legenda) | |
Attrezzatura: | ||
Note naturalistiche: |
Ambiente vario con laghetti alpini d'origine glaciale. Osservabili alcuni esempi di torbiera alpina. |
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Note tecniche: | ||
Note storiche: |
La chiesa di S. Elisabetta risale alla fine
del '400. |
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Bivi ed incroci: |
In prossimità della Malga Gaffione si incontra il sentiero CAI
427 "Sentiero delle Torbiere". |
La partenza del sentiero è situata dietro la chiesetta di S. Elisabetta, posta
poco prima del ponte sulla valle omonima, alla periferia orientale di Schilpario,
nei pressi del campo da calcio. Ci si incammina fra alcune case inoltrandosi nel bosco e attraversando quasi subito un ruscello che è formato dalla sorgente che scaturisce
dall'imbocco di una vecchia miniera: il vecchio impianto minerario è stato
adattato a vasca di captazione dell'acquedotto del paese. In questo punto
si incontra la mulattiera che proviene dal rione Case Angelini (Cà Angilì); essa
supera con un ponte in bitume
la "valle di S. Elisabetta" e prosegue nel bosco con moderata pendenza fino a dove una frana
piuttosto recente obbliga ad una piccola deviazione dal tratturo originario,
senza grosse difficoltà. Questo comodo tratto iniziale ha la lunghezza di circa un
chilometro e, più o meno a metà, attraversa una valle denominata "Alzirina
Ròsä"
(Valletta Rossa) dove si incontra una breve salita in cui sono ancora visibili i
ciottoli dell'antico fondo stradale.
Ad un tratto in piano segue un'altra breve salita al termine della quale ci si
trova nel mezzo di un'aia carbonile. Con uno stretto tornante la strada piega
decisamente verso W (sinistra per chi sale) ed inizia a salire passando accanto a resti di un muro a secco nei cui pressi c'era una
antica miniera.
Si guadagna quota con una serie di tornanti che affiancano altre due aie carbonili:
questa parte di bosco è particolarmente interessante sotto il profilo
naturalistico in quanto si assiste ad un progressivo diradamento della
vegetazione e ad un sempre maggiore predominio del faggio. Lasciata sulla destra una quarta aia, in breve
si giunge ai ruderi del Roccolo di Busmino (1639 m) da cui, con moderata pendenza, ci si dirige verso NE
immergendosi in una fitta
pecceta. Superata un'aia sorretta da un muricciolo
in sassi si attraversa un ruscello per giungere, con una breve salita, al
limitare di un prato: tale pascolo, in cui si vedono i ruderi della
"baita bassa", costituisce l'alpeggio del Monte Busma che il
nostro itinerario non attraversa ma costeggia sul lato sinistro
risalendo con una serie di tornanti lo spiazzo erboso al limitare del bosco.
Nei pressi del ruscello che si incontra al limitare del bosco la strada piega
diagonalmente verso W, si inoltra fra radi larici ed entra poi in un ampio
vallone caratterizzato anch'esso da pini mughi e larici. Percorrendo due
successivi tornanti si raggiunge la sommità della costa che scende dalla cima
del monte (1871 m); si prosegue poi, in direzione WNW, tagliando
il pendio diagonalmente e puntando all' evidente sella formata dal Monte Gaffione
e dalla parte occidentale del Monte Busma. A metà tragitto si incontra una piccola
sorgente che nei periodi estivi tende ad asciugarsi.
Giunti alla sella si può vedere il primo dei tre Laghetti della Valli. Il
sentiero prosegue verso NE costeggiando, leggermente rialzato, la riva
destra del laghetto e lasciando sulla sinistra il secondo laghetto, più
grande, posto alla quota di 1979 m. Proseguendo in leggera salita nella stessa
direzione si giunge al punto più elevato (1994 m) dove è situato il terzo
laghetto, a volte asciutto. Questo può essere considerato un ottimo punto di
arrivo per chi non ama escursioni troppo impegnative.
Superato il terzo lago
(2), il sentiero incomincia a scendere dolcemente superando
alcune collinette ricoperte da una distesa di rododendri mentre, sulla sinistra,
si possono osservare delle tipiche torbiere alpine e si può ammirare il circo glaciale della Valle Asinina da cui scende un
ruscello; sulla destra invece è possibile scorgere la collinetta, formata dai
depositi glaciali, ai piedi del Monte Busma
(3), ancora oggi presenta la tipica
forma a semicerchio delle morene frontali. Nel punto più basso raggiunto da questa morena, prima di
affrontare alcuni ripidi tornanti, vi è, al di sotto del sentiero, una fresca sorgente
perenne. Si continua a scendere fino al greto del torrente che si attraversa con un comodo ponte
in legno e che si costeggia poi per un breve tratto puntando al Passo del Vivione;
perdendo ancora un po' di quota si giunge ai ruderi della vecchia baita
del Gaffione, qui si incontra il sentiero CAI 427 che conduce, scendendo in
direzione sud, alla località Fondi di Schilpario. Il percorso continua
costeggiando un prato acquitrinoso fino a giungere al greto del Torrente Gaffione, emissario del Lago di Valbona. Si attraversa il torrente grazie ad un
comodo ponte in legno e poi si risale il breve pendio, ricoperto dai rododendri, fino a
raggiungere una strada militare pianeggiante. Percorrendola dirigendosi verso
destra si giunge comodamente al Passo del Vivione (1828 m).
Per il rientro seguire il percorso della ex SS 294 del Passo
del Vivione, in alternativa si
consiglia di percorrere il sentiero, incrociato in precedenza, con segnavia CAI 427 e denominato "Sentiero delle Torbiere".
In circa un'ora di
cammino si arriva alla località Fondi da cui, seguendo la strada asfaltata, si
ritorna alle auto.