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La terra, il pascolo, il coltivo

L'allevamento, la pastorizia

Il bosco e i boscaioli

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La vita quotidiana

Economia e vita familiare

La popolazione

Il documento fotografico

Gli artigiani "forestieri"

I carrettieri

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I forni fusori

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Museo Etnografico

MUSEO ETNOGRAFICO DI SCHILPARIO

Orari: Tutti i giorni dalle 9,00 alle 12,00 e dalle 13,00 alle 17,30
tel. 0346 55393

IL DOCUMENTO FOTOGRAFICO

Gli oggetti da lavoro e della vita quotidiana non parlano da soli: il loro significato si coglie a pieno solo in un contesto espressivo in cui l'immagine fotografica, anche al di là delle stesse intenzioni del fotografo, svolge un preciso e prezioso ruolo di documentazione storica, diventando strumento importante per la conservazione della memoria. Allo stesso modo, volti, figure, momenti della vita individuale e collettiva della comunità acquistano il rilievo del documento, nonostante la "posa" che intende conferire maggior dignità e solennità ai ritratti, e nonostante l'occasione speciale o memorabile in cui si ricorreva al fotografo.
Diversa l'origine e diverse le finalità delle fotografie qui utilizzate (che comprendono anche servizi sul ciclo estrattivo, realizzati per conto della società Falck e destinati a un uso prettamente aziendale), ma per la maggior parte esse sono opera di tre fotografi, attivi nel periodo tra le due guerre.
Le immagini più note sono quelle scattate da Simone Magnolini, nativo di Borno, che, nel corso della sua lunga attività professionale, si dedica soprattutto al paesaggio, ma che rivela notevole e scrupolosa attenzione nel fissare gli aspetti delle attività tradizionali della Valle Canonica e della Valle di Scalve, tanto simili tra di loro per procedure e caratteristiche da poter essere agevolmente interscambiabili.
Altre volte l'occhio fotografico è ancora più interno alla Valle. Stefano Magri, uno fotografo ambulante di Vilminore, sa cogliere con grande acutezza fasi e momenti di lavoro (ha lasciato, ad esempio, una serie di immagini di grande qualità e valore sulla costruzione della diga del Gleno), oltre a ritratti e gruppi di famiglia.
Il volti della gente sono invece i protagonisti pressoché assoluti della produzione di Luigi Bonomi, singolare figura di autodidatta, che matura e coltiva l'interesse per la fotografia negli anni dell'emigrazione, quando lavora come minatore in vari paesi europei e in America. Tornato a Barzesto, ritrae i suoi compaesani con gli abiti di ogni giorno e non con i vestiti della festa, quasi sempre all'aperto, fuori dall'artificio dallo studio con i fondali e con i mobili che simulano ricchezza e decoro borghese.
Questi ritratti e queste scene di lavoro non sono quindi particolari esornativi o di colore, ma elemento integrante nella rappresentazione della vita della Valle.

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