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IL DOCUMENTO FOTOGRAFICO
Gli oggetti da lavoro e della vita quotidiana non parlano da
soli: il loro significato si coglie a pieno solo in un contesto espressivo in cui
l'immagine fotografica, anche al di là delle stesse intenzioni del fotografo,
svolge un preciso e prezioso ruolo di documentazione storica, diventando strumento
importante per la conservazione della memoria. Allo stesso modo, volti, figure,
momenti della vita individuale e collettiva della comunità acquistano il rilievo
del documento, nonostante la "posa" che intende conferire maggior dignità e
solennità ai ritratti, e nonostante l'occasione speciale o memorabile in cui si
ricorreva al fotografo.
Diversa l'origine e diverse le finalità delle fotografie qui utilizzate (che
comprendono anche servizi sul ciclo estrattivo, realizzati per conto della società Falck
e destinati a un uso prettamente aziendale), ma per la maggior parte esse sono
opera di tre fotografi, attivi nel periodo tra le due guerre.
Le immagini più note sono quelle scattate da Simone Magnolini, nativo di Borno,
che, nel corso della sua lunga attività professionale, si dedica soprattutto al
paesaggio, ma che rivela notevole e scrupolosa attenzione nel fissare gli
aspetti delle attività tradizionali della Valle Canonica e della Valle di Scalve,
tanto simili tra di loro per procedure e caratteristiche da poter essere
agevolmente interscambiabili.
Altre volte l'occhio fotografico è ancora più interno alla Valle. Stefano Magri,
uno fotografo ambulante di Vilminore, sa cogliere con grande acutezza fasi e
momenti di lavoro (ha lasciato, ad esempio, una serie di immagini di
grande qualità e valore sulla costruzione della diga del Gleno), oltre a
ritratti e gruppi di famiglia.
Il volti della gente sono invece i protagonisti pressoché assoluti della
produzione di Luigi Bonomi, singolare figura di autodidatta, che matura e
coltiva l'interesse per la fotografia negli anni dell'emigrazione, quando
lavora come minatore in vari paesi europei e in America. Tornato a Barzesto, ritrae i suoi compaesani con gli abiti di ogni giorno e non con i vestiti della
festa, quasi sempre all'aperto, fuori dall'artificio dallo studio con i fondali
e con i mobili che simulano ricchezza e decoro borghese.
Questi ritratti e queste scene di lavoro non sono quindi particolari esornativi
o di colore, ma elemento integrante nella rappresentazione della vita della
Valle.