La terra, il pascolo, il coltivo
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L'ALLEVAMENTO, LA PASTORIZIA Ciascun nucleo familiare deve dunque ricorrere per il suo sostentamento all'allevamento di qualche capo di bestiame e l'alimentazione degli animali diventa un assillante problema quotidiano: i grandi proprietari sfruttano i pascoli migliori e più estesi e la "fame di pascoli" è solo in parte colmata dai diritti consuetudinari ancora esistenti. Tuttavia ai magri proventi della vendita del latte e della carne - solo in minima parte dedicati all'autoconsumo - non si può rinunciare: nel quadro precario dell'economia di sussistenza essi rappresentano una voce essenziale. La consegna del latte alla casera viene registrata spesso in modo nello stesso tempo primordiale e efficace, mediante tacche su un bastone (tessera) che porta incisa la sigla del conferitore: ogni segno ha una sua storia di lavoro e di fatica (quello esposto reca la data 1794). Gli strumenti di questa sezione rappresentano i due aspetti dell'allevamento, quello familiare e quello "professionale" dei mandriani, dei malghesi e dei casari, qualche volta distinguibili solo per la dimensione degli oggetti: alla piccola zangola a pistone (ampinulì) di uso soprattutto domestico, si affiancano le grandi zangole a botticella (urnel). Tra gli oggetti destinati alla cura e alla custodia degli animali spiccano il raddrizza-corna (drisa coregn), la serie dei collari di legno (gambisì), mentre i ferri per ferrare buoi e mucche (fer per ferà i bò) dimostrano il persistere dell'utilizzo dei bovini come animali da lavoro. Tra gli strumenti della produzione lattiero-casearia: bacinella (basgiot), spannatoio (spanarola), colino (culì), fascera (fasèra), ecc., si notano gli stampini del burro, non solo siglati, ma decorati: una vera eccezione nella generale, rigorosa essenzialità funzionale degli oggetti d'uso prodotti nella valle. All'arredo della casera appartiene anche il braccio girevole (sigàgna) che reggeva la grande caldaia del latte scremato. |