La terra, il pascolo, il coltivo
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LA TERRA, IL PASCOLO, IL COLTIVO Più che i dati e le cifre sull'utilizzazione del suolo sono gli strumenti del lavoro del campo, del pascolo e le immagini di uomini e donne che li usano nelle varie fasi dell'annata agricola (nelle fotografie scattate da Simone Magnolini negli anni trenta) a permetterci di intuire lo spessore e il peso della fatica quotidiana, condizione necessaria e ineludibile per rendere produttiva ogni parte della superficie agraria, ogni scampolo di terra coltivabile. Si possono qui osservare i semplici attrezzi dell'agricoltura montana nelle forme che sembrano immutabili nel tempo: la vanga (anga), la zappa (sapa), l'aratro (aradù), il giogo (giuf), il pesante erpice (àrpec). Alla quantità e all'intensità del lavoro imposte dalla difficoltà ambientali e climatiche e dalla stessa struttura fondiaria montana - caratterizzata dalla polverizzazione della proprietà al fondo valle e, all'opposto, dalla grande estensione nelle zone del pascolo e, parzialmente, del bosco - non corrispondono rese apprezzabili. I prodotti per l'alimentazione non riescono ad assicurare il mantenimento della famiglia al piccolo proprietario coltivatore diretto: si producono pochi cereali (il mais non giunge a completa maturazione), un pò di legumi, molte patate, grande e preziosa risorsa della montagna. Possiamo appunto osservare - tra gli strumenti esposti - l'apposito bastone per la semina del tubero (bastù 'li patate) accanto alla piccola zappa (sapì) che serviva, e serve, per la raccolta. La terra deve dar da mangiare anche agli animali: al centro dell'attività agricola è la produzione di foraggio e la cura del prato - pascolo. L'alimentazione delle bestie è il grande problema per la maggioranza delle famiglie: la scarsa produzione foraggera non basta neppure ai capi di bestiame necessari al sostentamento delle famiglie: si deve ricorrere agli usi civici, e quando questi vengono ridimensionati tra il 1838 e il 1850 dall'alienazione delle terre incolte, si è sovente costretti al pascolo abusivo delle pecore e delle capre. La fienagione è un momento importantissimo del ciclo agropastorale: i due tagli del fieno (solo raramente le condizioni climatiche consentono il terzo taglio) impegneno tutta la famiglia, in un lavoro che, quasi sempre, è una lotta contro il tampo cronologico e metereologico. Molti tra gli strumenti esposti si riferiscono proprio alla fienagione: la falce (ransa), il rastrello (restel), la forca (furca), la portantina (purtadoa), la vanga per tagliare il fieno (anga dol fe). Accanto ad essi, alcuni attrezzi per la costruzione e la manutenzione delgli strumenti agricoli: la porta-cote e la cote (cusera - cut) per affilare falce e falcetto, il martello (martel) e l'incudine per battere il rame, l'arnese per costruire i denti del rastrello (socarel). Alla quantità e all'intensità del lavoro-imposte dalle difficoltà ambientali e
climatiche ed alla stessa struttura fondaria montana, caratterizzata dalla
polverizzazione della proprietà al fondovalle e, all'opposto, dalla grande
estensione nelle zone del pascolo e del bosco - non corrispondono rese
apprezzabili e i prodotti per l'alimentazione non riescono ad assicurare il
mantenimento della famiglia al piccolo proprietario coltivatore diretto: pochi
cereali (il mais non giunge a maturazione piena), un pò di legumi e
soprattutto le patate, grande risorsa della montagna. |