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La terra, il pascolo, il coltivo

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Orari: Tutti i giorni dalle 9,00 alle 12,00 e dalle 13,00 alle 17,30
tel. 0346 55393

LA TERRA, IL PASCOLO, IL COLTIVO

Più che i dati e le cifre sull'utilizzazione del suolo sono gli strumenti del lavoro del campo, del pascolo e le immagini di uomini e donne che li usano nelle varie fasi dell'annata agricola (nelle fotografie scattate da Simone Magnolini negli anni trenta) a permetterci di intuire lo spessore e il peso della fatica quotidiana, condizione necessaria e ineludibile per rendere produttiva ogni parte della superficie agraria, ogni scampolo di terra coltivabile. Si possono qui osservare i semplici attrezzi dell'agricoltura montana nelle forme che sembrano immutabili nel tempo: la vanga (anga), la zappa (sapa), l'aratro (aradù), il giogo (giuf), il pesante erpice (àrpec). Alla quantità e all'intensità del lavoro imposte dalla difficoltà ambientali e climatiche e dalla stessa struttura fondiaria montana - caratterizzata dalla polverizzazione della proprietà al fondo valle e, all'opposto, dalla grande estensione nelle zone del pascolo e, parzialmente, del bosco - non corrispondono rese apprezzabili. I prodotti per l'alimentazione non riescono ad assicurare il mantenimento della famiglia al piccolo proprietario coltivatore diretto: si producono pochi cereali (il mais non giunge a completa maturazione), un pò di legumi, molte patate, grande e preziosa risorsa della montagna. Possiamo appunto osservare - tra gli strumenti esposti - l'apposito bastone per la semina del tubero (bastù 'li patate) accanto alla piccola zappa (sapì) che serviva, e serve, per la raccolta. La terra deve dar da mangiare anche agli animali: al centro dell'attività agricola è la produzione di foraggio e la cura del prato - pascolo. L'alimentazione delle bestie è il grande problema per la maggioranza delle famiglie: la scarsa produzione foraggera non basta neppure ai capi di bestiame necessari al sostentamento delle famiglie: si deve ricorrere agli usi civici, e quando questi vengono ridimensionati tra il 1838 e il 1850 dall'alienazione delle terre incolte, si è sovente costretti al pascolo abusivo delle pecore e delle capre. La fienagione è un momento importantissimo del ciclo agropastorale: i due tagli del fieno (solo raramente le condizioni climatiche consentono il terzo taglio) impegneno tutta la famiglia, in un lavoro che, quasi sempre, è una lotta contro il tampo cronologico e metereologico. Molti tra gli strumenti esposti si riferiscono proprio alla fienagione: la falce (ransa), il rastrello (restel), la forca (furca), la portantina (purtadoa), la vanga per tagliare il fieno (anga dol fe). Accanto ad essi, alcuni attrezzi per la costruzione e la manutenzione delgli strumenti agricoli: la porta-cote e la cote (cusera - cut) per affilare falce e falcetto, il martello (martel) e l'incudine per battere il rame, l'arnese per costruire i denti del rastrello (socarel).

Alla quantità e all'intensità del lavoro-imposte dalle difficoltà ambientali e climatiche ed alla stessa struttura fondaria montana, caratterizzata dalla polverizzazione della proprietà al fondovalle e, all'opposto, dalla grande estensione nelle zone del pascolo e del bosco - non corrispondono rese apprezzabili e i prodotti per l'alimentazione non riescono ad assicurare il mantenimento della famiglia al piccolo proprietario coltivatore diretto: pochi cereali (il mais non giunge a maturazione piena), un pò di legumi e soprattutto le patate, grande risorsa della montagna.
Il lino e, in misura minore, la canapa sono culture accessorie e sono riservate in esclusiva alle donne: ma dal lino - oltre alla "nostra tela" - viene l'olio, condimento prezioso e apprezzato in tutta la valle (il burro, come la gran parte del latte e dei suoi derivati, è destinato alla vendita e non al consumo ).
Ma la terra deve dar da mangiare anche agli animali: al centro dall'attività agricola è la produzione di foraggio e la cura del prato-pascolo. L'alimentazione delle bestie è il grande problema per la maggioranza delle famiglie: la scarsa produzione foraggera non basta neppure ai capi di bestiame necessari al sostentamento delle famiglie: si deve ricorrere agli usi civici, e quando questi vengono ridimensionati tra il 1838 e il 1850 dall'alienazione delle terre incolte, si è sovente costretti al pascolo abusivo delle pecore e delle capre.
La fienagione è un momento importantissimo del ciclo agro-pastorale: i due tagli del fieno (solo raramente le condizioni climatiche consentono il terzo taglio) impegnano tutta la famiglia, compresi gli uomini, in un lavoro che, quasi sempre, è una lotta contro il tempo cronologico e meteorologico.
La "fame dei pascoli" è solo in parte colmata dai diritti consuetudinari ancora esistenti e inoltre l'innevamento dei pascoli alti, che spesso prosegue oltre l'inizio della primavera, riduce ulteriormente il periodo di aleggio.
Ma, contrariamente a quanto avviene in altre zone anche della montagna bergamasca, d'attaccamento al prato, al pascolo, non provoca disinteresse per il bosco, che rimane elemento essenziale nell'economia familiare e generale, strenuamente difeso anche da interventi ritenuti errati o distruttivi da parte dall'autorità statale.
Attività agricola e silvo-pastorale sono parte di un unico insieme, in cui entra del resto anche l'attività estrattiva e mineraria (si "coltiva la vena" come si coltiva il campo), il prato-pascolo e il bosco. Ciascuna parte alle sue leggi, le sue scansioni, le sue consuetudini, che ostacolano e fanno come di consueto barriera contro le innovazioni, anche tecniche, soprattutto nel campo agrario: tutte si incuneano l'una dall'altra e si reggono a vicenda, fino a che i processi di trasformazione non modificano radicalmente le strutture economiche e sociali, fino ad affievolire e a cancellare progressivamente la cultura che ne è espressione.
Si può capire perché questo quadro oggi potrà suscitare nostalgia, alimentare rimpianti, ma non si può condividere la patina consolatoria di cui viene rivestito: è una proiezione deformante dal punto di vista storico, che snatura la stessa conservazione della memoria collettiva. Questo equilibrio non è mai stato un idillio, ma una dura, inesorabile necessità.
Un testimone, dopo aver raccontato del lavoro della miniera e di quello -altrettanto duro- per procurarsi del foraggio per gli animali della stalla, conclude, alludendo insieme alla vita degli animali e degli uomini: "l'era magra… la cavra".

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