Studio climatico |
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Climatologia - conclusioni
Dall'esame dei dati elaborati sin qui si possono
effettuare le seguenti considerazioni di carattere generale:
- le piogge medie, da minimi compresi tra 1000 e 1100 mm, nelle aree estreme del
territorio, aumentano fino a valori di 1300-1500 mm nel tratto intermedio. La
maggior quantità di acqua si condensa e si scarica solitamente ai primi contatti
con le correnti più sature provenienti dalla pianura e le barriere montuose a
ridosso del Lago di Iseo; l'umidità residua va a precipitare più oltre, causando
precipitazioni sempre meno intense man mano che ci si allontana dalla direttrice
principale dei venti del quadrante S
- le precipitazioni possono subire, rispetto ai valori medi, degli scostamenti
annui periodici anche di notevole entità, con oscillazioni più evidenti nelle
stazioni inferiori. Gli estremi della piovosità annua possono avere degli scarti
del 50-100% od anche più. La frequenza delle oscillazioni estreme è di uno ogni
20-30 anni. Scostamenti minori si hanno, con decorso sinusoidale, ogni 10-20
anni. Si è quindi in presenza di una regolare successione di periodi di circa 11
anni, in cui la media delle piogge è maggiore rispetto a quella del periodo
precedente o successivo.
- Il regime piovoso va da una tipologia sub-equinoziale nelle stazioni più
meridionali ad un regime equinoziale nelle stazioni intermedie e solstiziale
estivo in quelle più elevate. Dal punto di vista forestale, i regimi
sub-equinoziali ed equinoziali sono tipici dei boschi mesofili puri di
latifoglie o misti di conifere e latifoglie. Il terzo regime è quello
caratteristico del bosco di conifere microterme (abete rosso, larice, cembro).
Nel caso dell'area in esame il regime udico è caratterizzato da una piovosità
media piuttosto elevata, con distribuzione equinoziale, cioè con due massimi,
uno primaverile (Maggio) ed uno autunnale (Ottobre), cui fanno riscontro due
minimi, rispettivamente invernale (Gennaio-Dicembre) ed estivo
(Agosto-Settembre).
- Dall'esame della figura
4.2, raffigurante la potenzialità pluviometrica della
zona compresa tra la media Val Camonica e la Valle del torrente Dezzo, si può
assumere come valore di precipitazione medio per il territorio comunale, la
quantità di 1450 mm/anno. È interessante notare come l'andamento delle isoiete
sia parallelo all'asse della Val Camonica, con un minimo anomalo di 1025 mm/anno
nella zona di Breno, ed un massimo di 1723 mm/anno nei pressi di
Vilminore di
Scalve. Riguardo alla distribuzione mensile delle precipitazioni si ha un
massimo di 150 mm/mese per il periodo da Maggio ad Ottobre/Novembre, interrotto
da un minimo relativo in Settembre. Il minimo invernale, della durata di quattro
mesi, è caratterizzato da medie mensili di poco superiori ai 50 mm/mese.
Forestalmente i regimi subequinoziali ed equinoziali sono tipici dei boschi
mesofili puri di latifoglie o misti di conifere e latifoglie. Il terzo regime è
quello caratteristico del bosco di conifere microterme (abete rosso, larice,
cembro). Il regime udico sembra inoltre riflettere il combinarsi di influssi
mediterranei e continentali: i primi espressi dal massimo primaverile (Maggio),
i secondi dal meno marcato massimo autunnale (Ottobre).
Considerando la pioggia utile, cioè quella più direttamente utilizzabile dalla
vegetazione, che cade da Aprile ad Ottobre, essa risulta così distribuita:
- Breno (312 m s.l.m.) mm 725 71,1%
- Borno - S. Annunziata (676 m s.l.m.) mm 890 71,2%
- Angolo Terme (420 m s.l.m.) mm 922 68,9%
- Sacca d'Esine (250 m s.l.m.) mm 956 71,9%
- Schilpario (1200 m s.l.m.) mm 1131 76,4%
- Vilminore (1018 m s.l.m.) mm 1166 68,8%
I dati indicano un buon bilancio idrico in senso assoluto ed una distribuzione
delle precipitazioni favorevole alla vegetazione forestale: la decrescente
precipitazione "utile" in senso relativo con il crescere dell'altitudine è
compensata da un gradiente udico in aumento con la quota.
È però da tenere presente che, entro le condizioni generali espresse dai dati
statistici di piovosità, il bilancio idrico a disposizione della vegetazione,
varia entro limiti molto estesi, e questo non solo per le variazioni repentine
tipicamente mediterranee della piovosità (si vedano massimi e minimi assoluti
delle stazioni prese in considerazione), ma soprattutto per la diversa capacità
dei terreni di trattenere gli afflussi meteorici e renderli così disponibili
alla vegetazione.