Rassegna Stampa

Articolo tratto da “Giornale di Brescia” giovedì 26 giugno 2003
Cultura e Spettacoli
Due opere postume dello scrittore e filologo, ricordato in un convegno a San Piero in Bagno dal figlio Giorgio
Manara Valgimigli, figure della memoria di un libro pensatore

L’amore per il paese dell’infanzia, che gli ha ispirato pagine intense, è stato ufficialmente corrisposto da San Piero in Bagno, il piccolo centro dell’appennino toscoromagnolo in cui Manara Vlgimigli, grande filologo classico e straordinario scrittore, nacque. Un convegno – dopo quello di Brescia – e una lapide, collocata sulla casa che lo vide bambino: “"A Manara Valgimigli (1876-1965), filologo classico e scrittore, professore della Università di Padova, Bibliotecario Classense, Accademico dei Lincei, che in questa cara strada nacque e alla scuola dedicò tutta la vita, il Comune su questo edificio, dedicato in quel tempo alla scuola, pose".
Durante il convegno è stato proposto un commosso messaggio del figlio dello scrittore , Giorgio, presente in sala, che pur ha affidato alla moglie, per l’intensità del momento, la lettura dello scritto.
“A Brescia – ha affermato – un anno fa l’Ateneo ha ricordato Manara Valgimigli come letterato (Marino Biondi), come filologo (Gian Enrico Manzoni), nei suoi rapporti con Brescia (un mio intervento). In gennaio è uscita la ristampa di due volumi: “Storia di un’amicizia” (il carteggio con Pietro Pancrazi) e “Lettere a Francesca”. E’ necessario dire, di questa corrispondente, due parole; era insegnante al Liceo a Parma, studiosa del Pascoli, di salda fede cattolica. Da qui un contrasto insanabile ma assai civile, spesso affettuoso, fra le tendenze di un “libero pensatore” come era il babbo e la cattolicità, non bigotta, di una “Libera pensatrice”, com’era Francesca Morabito. Il contrasto tra queste due espressioni, questo è il mio pensiero, è solo apparente: ognuno dei due si riteneva libero di pensare liberamente”.
Giorgio Valgimigli ha quindi ricordato l’uscita contemporanea del libro “Col leviti” e della prova di traduzione del Cratilo. “Quest’ultima – ha sostenuto il figlio dello scrittore – merita qualcosa di più di un ricordo sbrigativo. E’ un inedito. Il babbo aveva sempre manifestato la sua contrarietà alla pubblicazione di inediti. Perché ho trasgredito a questa sua raccomandazione? Sollecitato da un caro, giovane amico, valente studioso di cose antiche, Raffaele Ruggiero, che l’inedito ha scoperto nelle carte della Classense e, ancora, nella corrispondenza dei Laterza a Bari, le lettere del babbo a Giovanni Laterza su questo argomento. Il tutto mi è sembrato si particolare interesse e, dopo aver letto la “prova di traduzione” del Cratilo m’è sembrato giusto far conoscere agli studiosi anche queste pagine”.
Giorgio Valgimigli ha posto l’accento sulla pubblicazione di “Col leviti”: “quel piccolo convento vicino a Pescia, il ponte di San Francesco, il passo dei Mandrioli, nonna Giacoma farmacista, la figura di Batano; meritavano di essere riportate alla memoria le pagine sampierane, e tutte le altre pagine di questo libro”.
a. b.

Manara Valgimigli

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