Piera Bendotti, di Dezzo, intervista raccolta nel 1983.

Dove si trovava la mattina del primo dicembre 1923, al momento del crollo della diga del Gleno?
Mi trovavo in casa; la mia casa si trovava sulla sponda destra del fiume, sulla strada che porta al Passo della Presolana. Stavo preparando la colazione mentre mio marito pompava la gomma della bicicletta prima di andare alla centrale di Valbona dove lavorava. Avevo appena ricevuto una telefonata da Mazzunno che mi avvertiva che alla centrale di Valbona c'era un guasto. Corsi ad avvertire mio marito che, sospettando che fosse successo qualcosa di grave, mi disse di scappare. Un forte vento ci investì mentre fuggivamo terrorizzati. Avevo in braccio la bambina più grande mentre quella piccola era nella stalla e dormiva nella culla con il nonno che stava mungendo le mucche. Dopo il forte vento arrivò un'immensa ondata d'acqua che trascinò con se alcune case vicino al fiume. In quel momento vidi alcune persone che accorrevano e le pregai di andare nella stalla a prendere la bambina e il nonno. La speranza di trovare la piccola viva era però molto debole perché avevo visto l'acqua entrare in casa. I soccorritori entrarono nella stalla a fatica perché piena di fango e macerie, cominciarono a scavare nel fango finché riuscirono a estrarre la piccola prendendola per le fasce. Era irriconoscibile colle orecchie e la bocca piena di fango ma era miracolosamente viva.

Sono morti alcuni suoi famigliari nel disastro?
Sono morti nove parenti di mio marito, un'intera famiglia. Nessun corpo è stato recuperato.

Quali immagini le sono rimaste più impresse?
La prima cosa che ho visto è stata la centrale in fiamme. In quei momenti terribili pensavo che neanche l'inferno potesse essere così tremendo.

Che cosa ha fatto dopo?
Siamo stati ospitati da una famiglia del Castello che ci ha aiutato molto. Solo più tardi abbiamo ricostruito la nostra casa.

Quanti sono stati i morti?
A Dezzo sono stati quasi 200; i corpi che sono stati recuperati sono stati molto meno rispetto ai dispersi.

Temevate che la diga del Gleno potesse cadere?
Tutti temevano che la diga non reggesse anche se l'ingegnere progettista aveva detto che la diga era tanto sicura che lui avrebbe costruito la sua villa sotto.
Sapevamo che la diga perdeva parecchio, lo sapevano tutti, usciva tanta acqua che avrebbe potuto far funzionare una macchina della centrale. Sapevamo anche che i materiali usati per la costruzione erano talvolta scarsi.

Com'era il paese di Dezzo prima del disastro?
Era molto bello, era diviso in due, com'è ora dal torrente, sulla riva destra c'era una strada fiancheggiata da molte case, vicino al fiume c'erano molti orti. Sul fondo della strada c'era un bel porticato. La riva sinistra era più o meno come la vedete ora a parte alcune case situate all'inizio del paese che furono travolte. Spesso nei miei sogni rivedo paese com'era prima del disastro.

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