L'Eco di Bergamo
martedì 4 dicembre 1923
La visita di Re Vittorio Emanuele alla
Valle di Scalve
Il nuovo pericolo che incombe agli scalvini
Dai 300 ai 350 morti - I primi elenchi -Percorrendo Via Mala - Nuovi tragici e
episodi
(dal nostro inviato speciale)
La visita del
Re a Dezzo
Tra i superstiti muti ed angosciati...
Dezzo, 3
dicembre.
S.M. Re Vittorio Emanuele è giunto al Dezzo verso le 14.30.
Già dalle 10 del mattino era stato disposto lungo la strada, apposito servizio
di Carabinieri e di Milizia Nazionale. Dalla Cantoniera della Presolana era
impedita la prosecuzione con ogni sorta di vicolo -meno male che la mia
automobile, intelligentissima, aveva ieri già fatto il mulo per suo conto
proprio alla Cantoniera! - Persino l'autolettiga dell'assistenza pubblica ha
dovuto attendere al Dezzo, col suo carico doloroso, che la visita Reale fosse
compiuta.
Il Re, seguito da tutto il corteggio delle automobili del seguito, con il
Ministro Carnazza, il Sottosegretario onorevole Finzi e l'onorevole Farinacci è
arrivato, come dissi, alle 14.30, ricevuto in fondo alla discesa della Presolana
da tutte le autorità tra le quali sono: il Prefetto di Bergamo, il Sottoprefetto
di Clusone, il Generale Comandante il Presidio di Bergamo, il conte avvocato G.
Suardo, il Questore, il Console della Milizia Nazionale maggiore Marconi, il R.
Commissario per Bergamo, il Commissario Prefettizio per Clusone, l'avvocato
Torri, l'ingegner Cavaliere Zanchi, l'ingegner Sassi, il dottor Lo Turco,
l'ingegnere Bazzini, i Sindaci ed i Segretari, i Parroci e tutti i Sacerdoti
della valle ecc.
Lontano, su per i prati, lividi nel grigiore della giornata invernale, radi
gruppi di abitanti scesi dai più lontani casolari.
Il Re scende rapido dalla automobile aperta e, accompagnato dal Prefetto
commendatore Cantore, si avvia subito sulla spianata aperta sull'angolo tra il
Dezzo ed il Rino. Non dice che poche parole. Guarda una cartolina illustrata del
Dezzo che fu e guarda quello che ne rimane. Il luogo non si riconosce più. È una
desolazione.
-Tutto scomparso!
-Tutto.
E il prefetto gli indica con la mano prima dov'era Dezzo di Colere, poi quello
che è rimasto di Dezzo d'Azzone.
Nervoso, a passo affrettato, Sua Maestà scende risoluto nel letto del Dezzo,
passa sopra le passerelle provvisorie gettate sul torbido torrente, osservando
gli enormi massi che una enorme convulsione tellurica, una forza gigantesca
ignota ha scagliato ancora in valle come nei tempi favolosi delle età
preistoriche. E monta verso quello che resta del povero abitato di Dezzo d'Azzone,
che, se non fossero in molti volontari della Milizia Nazionale che il Re trova
intenti a lavorare, apparirebbe deserto.
Il corteo passa silenzioso attraverso il paese, donde da una parte e dall'altra
s'aprono certi pertugi che lasciano intravedere poverissimi tuguri ancora
ripieni di terriccio e di melma. Qua e là, sulle porte, i superstiti guardano
come trasognati e si indicano con le mani il Re, che non tutti sanno distinguere
tra gli alti Ufficiali che lo circondano. Passa Re Vittorio tra un silenzio che
sa d'angoscia e di morte, e qualcuno sente tuffi al cuore e lagrime agli occhi.
Il
Re è accompagnato in fondo al paese e da un'altura gli vengono indicati sullo
sfondo i territori di Bueggio e di Vilminore, e gli viene mostrato, più sopra,
il monte Gleno donde la catastrofe fu determinata.
Poi ritorna sui suoi passi, e riattraversa il poverissimo paese. Le squadre
fasciste salutano romanamente; qualcuna lancia il triplice saluto, ma il Re fa
subito cenno di tacere: non si applaude sopra il campo d'un disastro, alla
presenza dei superstiti che hanno la morte in cuore. Ed il corteo ripassa
silenzioso.
Sua Maestà chiede notizie all'ingegnere capo della Provincia, Cavaliere Zanchi,
circa la entità materiale del disastro.
-I danni per la Provincia di Bergamo - ha risposto l'interpellato - sommeranno
ad un milione e mezzo; complessivamente, in Bergamasca, a 150 milioni.
Sua Maestà ha voluto poi parlare brevemente con i Sindaci di Azzone e di Colere,
ai quali ha espresso le sue più vive condoglianze dando assicurazione che le
loro popolazioni non saranno dimenticate.
Per domani è atteso Gabriele D'Annunzio che ieri ha visitato la plaga della
Valle Camonica.
Attraverso la valle del Dezzo
Dezzo, 3
dicembre.
Finalmente oggi ci si incomincia a raccapezzare e si può fare qualche cifra con
maggiore precisione e sicurezza di ieri.
Si può calcolare che il morti per il pauroso cataclisma, tra la Valle di Scalve
e la Valle Camonica, s'aggirino fra i 300 ed i 350: circa 200 in Val di Scalve e
oltre un centinaio in Val Camonica.
Non pochi di quelli che nel primo scompiglio si erano dati come scomparsi, sono
risultati ora presenti all'appello che era stato ordinato dall'autorità.
Vi
ho già detto ieri come all'appello dei viventi di Dezzo di Azzone, su 240
abitanti abbiano risposto soltanto 197 e come ne siano risultati mancanti 43.
Oggi posso precisarvi che dei 165 abitanti di Dezzo di Colere 110 sono morti, 55
sono ancora vivi. Qualcuno che si credeva perito era, invece, fortunatamente,
assente dal paese al momento del disastro. Così è, per esempio, del Direttore
della Centrale elettrica di Dezzo - Giuseppe Cattaneo - che la mattina del fatto
si trovava a Gazzaniga. Egli è salvo, ma gli è morta la moglie con una figlia ed
il fratello Bernardo con la moglie e quattro figliuoli.
La famiglia Casati, composta di sei persone, lamenta due scomparsi; la famiglia
di Milesi-Alegris Giovanni, composta di due persone, è scomparsa; delle sette
persone onde si componeva la famiglia di Francesco Milesi, sei non sono più;
nella famiglia Bettineschi si piangono due morti; in quella di Andrea Lenzi
quattro su cinque componenti; in quella Visinoni fu Battista 3 su 4. La famiglia
di Carlo Milesi, di quattro persone, è ora estinta completamente; di quella del
fratello Giuseppe ne restano due, essendone scomparsi tre; dei due ex-componenti
la famiglia Bendotti Erminio, nessuno è sopravvissuto. La famiglia di Giacomo
Lenzi composta di sette persone, è tutta scomparsa; lo stesso dicasi delle
famiglie Maria Bettineschi, composta di due persone. Nella famiglia Giovanni
Bettineschi si è avuto un morto su due persone; in quella di Baldoni Giovanni 3
su 3; Bendotti Bortolo 3 su 5; Bendotti Francesco 2 su 3; Bettineschi Maria 2 su
2; (...); Bettineschi Pietro 3 su 8; Franceschetti 1 su 4; Lenzi Giovanni 6 su
6; Ferrari Bortolo 5 su 6; Vedovo Pedrini 3 su 3; Milesi Pietro 2 su 3; Piantoni
Giovanni 10 su 15!
Tre sole delle 37 famiglie di Dezzo di Colere non hanno avuto lutti in casa:
quelle di Domenico Bettinelli, di Domenico Lazzaroni e Ronchi. Dei 55
superstiti, si fa rilevare che soltanto una quindicina era in casa al momento
del disastro; gli altri in quel momento si trovavano tutti assenti dal paese.
I
morti di Bueggio sono 8 e precisamente: Duci Gio. Maria fu battista; Duci
Angelo, Angela e Gottardo fu Giacomo; Duci Agostino fu Battista, Morzenti Maria
fu Gerolamo e Morzenti Domenico id., e Duci Pietro fu Pietro. Un nono cadavere è
stato pescato ancora a Bueggio, ma questo appartiene a persona abitante a
Vilminore, a Bartolomea Morandi.
Alla Centrale Elettrica di Povo gli scomparsi sono: il direttore Daniele Piccoli
di Portogruaro e la sua signora, Carolina Bezzi, nativa di Brescia; Angelo
Morzenti fu Gio. Maria di Teveno.
Alla Centrale di Valbona: il direttore Giuseppe Gambato di Cavarzere, Angelo
Morandi di Schilpario, Paolo Sizzi e Giovanni Battaglia di Vilminore; Amedeo
Pinolini e Italo Borella, entrambi veneti qui giunti da poco; Battaglia Giovanni
di Vilminore.
Questi gli scomparsi accertati, senza, però, che per molti se ne siano ancora
trovati i cadaveri o che nei cadaveri già rinvenuti siano stati identificati.
Per procedere alle identificazioni stamane il M. R. Parroco di Colere insieme a
tre parrocchiani superstiti, si è portato a Lovere, a Darfo, a Corna, ad Angolo.
Ed
intanto si continuano a pescare i cadaveri. Stamane, a Dezzo d'Azzone, è estate
estratta dalla sabbia una povera bambina di sei o sette anni ancora tutta rosea
e quasi sorridente; a mezzogiorno è stato rintracciato nel Rino quello d'un
ragazzo. Esso è stato identificato. Altri tre cadaveri - l'uno di un uomo, due
di donna - sono stati scoperti, verso le 15, tra le macerie della casa
Franceschetti in Dezzo di Colere. Pare che uno dei cadaveri sia quello di certa
Matilde Piantoni di Teveno, che si trovava in casa Franceschetti a fare la
domestica.
Le ricerche dei cadaveri continuano attive e febbrili, ma contemporaneamente le
autorità si preoccupano vivamente di ristabilire subito almeno le comunicazioni
più importanti tra i vari paesi della Valle, che, come già ieri vi ho detto,
sono rimasti quasi per intero bloccati e tagliati tra loro d'ogni comunicazione
possibile, il nodo strategico della Valle - presso il ponte sul Rino - essendo
stato travolto. Il Commissario Prefettizio di Clusone, avvocato Guizzetti, che
conosce la località, si preoccupa, a ragione, della stagione speciale in cui ci
troviamo e teme - come già, pur troppo, accenna! - abbia a cadere neve. E se la
neve cade in certa abbondanza può essere un nuovo pericolo grave per queste
povere popolazioni.
In
pieno accordo col Prefetto, ch'è ritornato ancora oggi insieme al Sotto-Prefetto
Cavaliere Rosadi di Clusone ed al Questore Cavaliere Guarducci, sono state
riprese disposizioni perché da domani venga impiantato un magazzino-viveri al
Dezzo e che un altro sorga a Vilminore. Duecento quintali di viveri saranno qui
domani, stesso. Benissimo!
Ma sarebbe opportuno, forse, che qualcuno pensasse subito anche agli indumenti,
perché vi sono delle famiglie che ne sono rimaste completamente prive e se
ancora ne hanno sono ridotti in stato inservibile. Perciò bisogna dare subito!
Ci sono dei poveri bambini rimasti orfani, che vivono della pietà dei buoni.
Bisogna aiutarli!
Le autorità locali e specialmente il Clero - che, bisogna proclamarlo ben alto,
è stato ammirabile, meraviglioso, a lui specialmente essendo dovuto se nel
momento più tragico del cataclisma il popolo non disperò e se in questi altri
giorni va risollevandosi moralmente - fanno tutto quello che possono, ma non
possono arrivare dappertutto. È necessario, quindi, aiutarli.
Il Municipio di Bergamo lodevolmente ha disposto per spedizioni di pane. La
Croce Rossa, a mezzo del commendatore Tacchi e del Maggiore Piazzoni, ha
provvisto per altri viveri, e domani invierà qui anche indumenti ed utensili di
cucina.
È poi giunta una rappresentanza dell'associazione Mutilati, che, come è noto, si
è fatta iniziatrice a Bergamo d'una sottoscrizione pubblica e che pure non
tralascerà di fare, anche in altro modo, tutto il possibile.
E sarà bene - ripeto ancora una volta - affrettarsi, perché la neve turbina già
nell'aria e cala sulla Cantoniera della Presolana, e fa un freddo, specialmente
la notte, ch'è quasi siberiano. Qualche cosa in proposito potrebbero dirne
specialmente quei poveri Carabinieri che di questi giorni sono stati veramente
mirabili e che sinora, forse, furono troppo ingiustamente dimenticati.
Da domani i lavori proseguiranno con maggiore celerità. Giungeranno in luogo
anche un centinaio di soldati zappatori del Genio e sarà adibito ai lavori di
sterro un maggior numero di operai pratici, raggruppandoli sotto la direzione
dell'ingegner Sassi del Genio Civile e dell'ingegner Zanchi della Provincia, che
di questi giorni non si sono concessi requie.
Dall'ingegner Zanchi apprendo che la Via Mala, dal Dezzo alla Fusinoni, per due
chilometri è quasi completamente distrutta, essendo stata devastata da frane
anche dal lato verso monte. Per riattarla si calcola un preventivo di 400 mila
lire. Alla “Rovina dei Cani“, e precisamente al “Ponte del ladro“, dove il
torrente si ingolfa in una forra fra due dirupi di galleggianti e di macigni
trasportati dal torrente ancora prima dell'attuale alluvione, s'è determinata
una ostruzione che ha fatto rigurgitare le acque sino a raggiungere il livello
stradale ed a penetrare nella galleria Fusinoni, formando una specie di canale
che ha seguito la strada provinciale per circa un chilometro provocando la
caduta di murature e di parapetti, nonché lo scoscendimento dei terrapieni
stradali in varie località.
Sotto la galleria Fusinoni un carrettiere, sorpreso dalla impetuosa corrente
d'aria provocata dalla fiumana che stava avanzando, è morto asfissiato. A circa
200 metri dopo la galleria è stato ritrovato il cadavere di una donna ancora
avvolta tra le lenzuola e che evidentemente era stata sorpresa durante il sonno
e che fu trasportata dalla corrente.
Dal km 5 al km 5.300, e cioè fino al confine bresciano, la strada è
completamente asportata, tanto che non ne resta più la minima traccia! Per
ricostruirla non occorreranno alla Provincia di Bergamo non meno di 120 mila
lire.
Oltre il confine bergamasco poi e verso Angolo, oltre otto chilometri di strada
non esistono più, e la ricostruzione - secondo il giudizio dei tecnici - potrà
importare la bagatella di 5 milioni!
Allo sbarramento di Gleno
Ho
fatto visita oggi anche allo sbarramento di Gleno e vi sono arrivato proprio
mentre vi giungevano pure il Pretore di Clusone avvocato Pasinetti, insieme al
cancelliere Forzenigo, che di questi giorni sono infaticabili; il professor
ingegner Forti, membro della Commissione Ministeriale per gli studi e la
costruzione delle dighe e professore di costruzioni idrauliche alla Scuola di
applicazione di Padova; il Cavaliere Ludovico Goisis, consigliere delle
Acciaierie e Ferriere Lombarde; l'ingegner Mina, l'ingegner Salvedè, l'ingegner
Ferrero e l'ingegner Marinoni che hanno in costruzione manufatti dello stesso
tipo di quello costruito dalla Ditta Viganò.
Tutta quanta la diga è precipitata. Non sono rimasti che i due tronconi di
destra e di sinistra, appoggiati alle pareti rocciose. Per la spaccatura aperta
il torrente Povo ha ritrovato il suo vecchio e secolare letto. Della immane
costruzione non rimane più traccia neanche sul fondo della Valle nei pressi
della frazione di Bueggio, che sarebbe stata certamente travolta se non fosse
stata riparata da una sporgenza di monte.
Però questa non ha riparato, come è noto, né la chiesa né il campanile né il
cimitero che sono stati esportati insieme a due case.
Il
Parroco don Rota - ch'è stato trasportato oggi all'ospedale di Bergamo a mezzo
dell'autolettiga dell'Assistenza Pubblica - è stato travolto con la chiesa ed è
un mistero come si sia salvato, perché mentre il cimitero, il campanile e la
chiesa precipitarono nella voragine aperta dal cataclisma, il Parroco fu trovato
sui margini proprio di questa voragine, che costituisce l'estremo lembo
dell'altipiano di Bueggio. Fu rinvenuto privo di sensi e trasportato
all'ospedale di Vilminore dove ieri sera è stato sottoposto ad interrogatorio da
parte del Pretore.
Sono in grado di riferirvi quanto don Rota ebbe a dire all'Autorità Giudiziaria:
“-La mattina del primo corrente, verso le ore 7.30, io ero rimasto ultimo in
chiesa dopo d'avervi celebrato la Messa consueta.
“A un certo punto ho avuto l'impressione di un vento impetuoso dal di fuori. Mi
sono precipitato verso la porta per chiuderla. Nel contempo ebbi la curiosità di
dare uno sguardo all'esterno... E mi è rimasta la impressione di aver visto
dalla valle superiore precipitare una specie di montagna di acqua, come rombi e
boati.
“ Spaventato, tentai di ritirarmi di nuovo in chiesa, ma ebbi il braccio destro
chiuso fra i due battenti della porta...“.
La chiesa poi è stata travolta dall'enorme spostamento d'aria e dall'acqua, ed
il povero Parroco ha perduto ogni ulteriore nozione.
Altre persone raccontano che il campanile di Bueggio nel cataclisma non s'è
sfasciato, ma è scivolato, in piedi, con le campane sonanti in alto, per un
centinaio di metri. Poi si è inabissato. La chiesa che fu distrutta era in stile
lombardo-medioevale e conteneva una tribuna ed un altare con la Madonna dei
Piccini, allievi dei Fantoni.
Ma
tornando alla diga di Gleno che fu causa di tanto disastro, dirò, per la
cronaca, che in valle le dicerie sono varie: si parla di cattiva muratura, di
dolo... Ma nessuno ci crede. La verità è che, allo stato delle cose, ogni
ipotesi sarebbe azzardata.
I tecnici eminenti che hanno visitato la diga convengono nel giudizio che dopo
un primo esame non si può affermare nulla di positivo e non può essere ritenuta
né la causa né la concomitanza di cause che possono aver determinato il fatto,
se non dopo riunioni apposite e collettive. Secondo alcuni, un operaio addetto
alla diga pochi minuti prima della catastrofe avrebbe avvertita una fessura
longitudinale lungo tutto un pilone.
Ma ogni giudizio, ripeto, allo stato delle cose sarebbe azzardato.
L'ingegner Sant'Angelo, progettista e consulente della Ditta Viganò, qui pure
oggi giunto, esprime al pari di tutti il più vivo rimpianto per l'immane
catastrofe; ma egli si presenta sereno e sicuro di aver effettuato lo studio
della diga secondo i più moderni sistemi di calcolo e con tutte le cautele che
la scienza può indicare.
Si rileva che una decina di operai della impresa Legrenzi - e forse con lo
stesso fratello del Cavaliere Viganò - devono la loro salvezza al fatto d'un
ritardo, determinato dal pessimo tempo, nel loro ingresso in quella mattina, in
galleria. Questa galleria sbocca al di sotto del paese di Bueggio in fondo al
Povo e dovrebbe servire alla conduttura di altra corrente d'acqua per la nuova
Centrale. Se i poveretti vi fossero entrati, avrebbero trovato, come gli altri,
la morte.
Insieme al parroco don Rota è stata oggi trasportata all'ospedale di Bergamo
anche quella povera Fiorina Piantoni di Vilminore che è stata trovata dopo 36
ore ferita, ma ancora viva, in una stalla. La poveretta è l'unica superstite
della sua famiglia: il marito è perito lungo la Via Mala, dove si trovava al
momento del cataclisma; i figliuoli sono stati travolti con lei nell'acqua.
Racconta la poveretta - che sembra veramente la statua del Dolore – racconta che
quando si accorse dell'acqua che la travolgeva, ha tentato di salvare i bambini.
E se li è sentiti, dapprima, intorno: nel buio, palpeggiando, li ha toccati
tutti, l'uno dopo l'altro... Ma poco dopo l'uno è scomparso, l'altro non lo ha
sentito più. Quando le parve che anche il più piccino stesse per sfuggirle,
disperata, lo ha afferrato per i capelli. E neanche questo l'è valso a salvare
l'ultima sua creatura!
Poi svenne e fu portata alla ventura là dove poi veniva trovata.
Verso le 16.30 apposito carro funebre a trasportata Bergamo la salma del
Cattaneo Bernardo, capo-officina della Centrale di Dezzo.
Otto o nove orfani di Dezzo sono stati trasportati ad Azzone presso famiglie
volenterose e caritatevoli; altri due sono stati ritirati l'uno da una famiglia
di Gazzaniga e l'altro da una famiglia di Leffe.
Quanto alle salme dei poveri morti, esse verranno inumate nel piccolo, deserto
cimitero del Dezzo, dove pure l'acqua a schiantato il cancello e penetrandovi ne
ha asportato quasi tutte le piccole croci di legno che la pietà dei vivi vi
aveva piantato. Sarà esso capace di ricevere tutte insieme le nuove salme?! Se
tutti i nuovi morti di Dezzo d'Azzone e Dezzo di Colere, Comuni separati ma
parrocchia unita, dovessero aspirare a questo loro povero caro camposanto, dove
tante volte già pregarono e dove tutti i loro vecchi attraverso le varie e età
riposano, temo che noi. Ma molti, troppi, forse, non ritorneranno più mai
neanche morti alla loro valle e dormiranno il sonno eterno - sperduti,
frantumati in 100 posti diversi.
Poveri cari morti! Su di essi stasera cade la prima bianca neve, che per tutta
la giornata aveva turbinato nell'aria e che, rispettosa, per non sporcare le
strade, aveva atteso, prima, che il Re andasse e ritornasse. E neve continua a
cadere anche stanotte!
Attenti alle comunicazioni e si provveda subito al magazzino viveri!
G. B. Pesenti
I soccorsi della Croce Rossa
Dezzo, 4
dicembre.
Oggi il Conte Guido Suardi per il Comitato Centrale della Croce Rossa col
dottore Casali ed il notaio Bonomi con le signore del Comitato Femminile
Contessa Antonia Suardi, signora Zanchi Moretti, Perico Spadini, Contessa Lupi,
signora Ambiveri e l'ispettrice delle infermiere Donna Elena Pesenti Agliardi
portarono ai superstiti indumenti di lana e biancheria acquistati col ricavo
della sottoscrizione promossa dal Comitato femminile della Croce Rossa e là
trasportati col camion offerto dalla Direzione del tram di Albino.
La sede Centrale ha poi messo a disposizione del nostro Sottocomitato la
cospicua somma di lire 10.000 ed ha autorizzato al prelievo dai propri magazzini
di Milano di tutto il materiale che potesse occorrere.
La Croce Rossa sta raccogliendo notizie precise, intorno ai bisogni reali e vi
provvederà coi mezzi che sono a sua disposizione e che le perverranno.
La identificazione delle vittime alla foce del Dezzo
Lovere, 3
dicembre.
Nella giornata di ieri furono sistemati tutti i più importanti servizi: di
comunicazione, di rifornimento viveri e vestiario, di assistenza e sanità.
Sì è effettuata la distribuzione dei viveri alle famiglie rimaste senza tetto e
senza mezzi sotto la direzione del Commissario capo di Gabinetto del Questore
dottor Caputo coadiuvato da militi della M.V.S.N., da squadre di ufficiali
superiori del R. Esercito. Le famiglie scampate e rimaste senza casa poterono
essere alloggiate presso persone amiche di Darfo e paesi vicini.
Il lavoro faticoso di sgombero delle case dai materiali di ogni sorta, è stato
assolto con instancabile attività dai militari alpini e di fanteria che si sono
prodigati anche per la pulizia di alcune vie tuttora ostruite dall'acqua e dalla
melma.
I pompieri con la valida cooperazione di squadre di Militi fascisti hanno
provveduto a togliere i pericoli sovrastanti per alcuni piani di case gravemente
danneggiate; nella opera di arginatura del Dezzo, ingrossatosi enormemente, nel
quale torrente sono state operate tre dighe con sacchi e punte; ed ancora
all'opera di sistemazione della ponticella sul Dezzo resa ieri pericolosa per il
continuo ingrossamento del torrente.
Altre squadre erano intente alla ricerca dei cadaveri scovati sotto le macerie o
trasportati a galla dalle impetuose correnti dell'Oglio e del Dezzo.
Squadre di lavoratori della S.N.F. e T. attendevano alla rimessa in opera del
tratto di linea divelto o ancora sommerso dall'acqua e dalla melma. Il lavoro si
dispera sia ultimato in pochi giorni così da permettere il regolare transito dei
treni.
Dovunque è lavoro intenso e fattivo e già vari negozi hanno potuto alla meglio
essere riaperti ma il traffico per ora, è nullo.
Da
sabato ad ieri, per il lavoro pietoso e difficile della ricerca dei cadaveri, è
stato possibile raggiungere il purtroppo ragguardevole numero di circa 225.
Il servizio delicatissimo e grave per l'opera di identificazione è stato
disimpegnato con energia scrupolosa dall'autorità giudiziaria: e all'uopo erano
stati inviati a Darfo, a Corna e negli altri paesi colpiti i più attivi e
intelligenti magistrati. I bravi militi della Croce Bianca sono stati ammirabili
per l'opera loro di raccolta e di pulitura dei numerosi cadaveri; e questa lode
è per questi ottimi giovani giustamente dovuta ed abbiamo anzi potuto rilevarle,
entusiasta, dalla bocca dei signori Magistrati dell'autorità Giudiziaria inviata
sul posto.
A quest'opera di umanità hanno concorso con abnegazione i corpi sanitari di
Milano, Bergamo, Palazzolo e Lovere e gruppi di militi della M.V.S.N.
Ai vari punti di raccolta dei cadaveri è un succedersi di scene pietose e
strazianti: parenti e conoscenti delle vittime si affollano per il
riconoscimento, mentre altri parenti prendono d'assalto il Municipio per tutte
le pratiche necessarie che a stento si riesce ad espletare nonostante la buona
organizzazione del servizio subito predisposto.
Ieri
sera S. M. il Re, reduce dall'aver visitato in Valcamonica ed in Val di Scalve,
i luoghi del disastro, è passato per Bergamo, giungendo in automobile alla
nostra stazione ferroviaria alle ore 17.20 e ripartendo poco dopo per Milano con
treno speciale.
La notizia dell'arrivo del Re, benché conosciuta all'ultima ora, pure ha subito
fatto accorrere alla stazione, per ossequiarlo e mostragli la generale
gratitudine per la sua visita confortatrice alle disgraziate popolazioni di
Corna e di Dezzo, Autorità Politiche, Amministrative e Militari, Senatori e
Deputati ed una folla di gente.
Ripetutamente acclamato ed applaudito, il Re si presentò due volte allo
sportello per ringraziare: partì tra vive dimostrazioni di omaggio reverente e
di commossa gratitudine.
Sua
Eccellenza Monsignor nostro Vescovo ed il Capitolo della Cattedrale hanno
stamane deliberato e disposto che giovedì 6 corrente, ad ore 10, abbia luogo in
Duomo un solenne Officio Funebre in suffragio di tutte le vittime del disastro
di Valle di Scalve e di Valle Camonica; ed a mezzo del nostro giornale, non
essendo consentiti inviti personali dalla ristrettezza del tempo, porgono forma
e invito di intervenire a tutte indistintamente le Associazioni ed Istituzioni
Cittadine, agli Istituti religiosi e di educazione, ed a tutta intera la
cittadinanza.
Nessuno aspetti degli inviti speciali o personali: ma tutti si ritengano
particolarmente e personalmente invitati a non mancare, più ancora che dai
promotori dalla mesta cerimonia e del cristiano suffragio, che in questa tragica
ora si impone all'animo ed alla coscienza di tutti e di ciascuno verso le
vittime sventurate dell'immane disastro.
Degna dimostrazione della stima di cui è circondata la famiglia Cattaneo e del
rimpianto verso le povere vittime del disastro del Gleno furono i funerali
stamani celebrati nella Parrocchia di B. S. Caterina alle salme dei membri della
sventurata famiglia finora recuperate. Oltre a molti venuti dal di fuori, tutto
il popoloso borgo si può dire vi partecipò. Anche i negozi furono chiusi in
segno di lutto. L'unanime attestazione serva, per quanto è possibile, di
conforto ai superstiti, ai quali rinnoviamo le nostre vive condoglianze.
Il Commissario del nostro Comune commendatore Franceschelli, impossibilitato ad
intervenire, si era fatto rappresentare dal signor avvocato Giovanni Calvi.
Ieri, apertasi l'udienza avanti il Tribunale penale, il Pubblico Ministero
avvocato Faldella, ricordato concisamente il terribile disastro che colpendo una
pittoresca ed industre zona che segna il limite delle due più belle Province
lombarde, ha distrutto una ciclopica opera dell'uomo e tanti anni di lavoro ed
ha spezzate tante utili vite umane, chiede al Tribunale di volere, seguendo una
costante e nobile tradizione, rinviare l'udienza penale in segno di lutto. Dice
che il disastro, è tanto grande e tragico, che percuote l'intera Nazione ed ha
segnato di dolore il cuore di ogni italiano; manda un commosso saluto alle
vittime innocenti della furia indomabile della natura ed una parola di conforto
e di fede ai superstiti.
Il Presidente Cavaliere avvocato Sacchini si associa alle parole del
rappresentante della legge, e esalta la bellezza selvaggia delle vallate colpite
e rinvia l'udienza in segno di lutto.
Dal cavaliere ufficiale don Enrico Mauri, direttore della Casa di riposo delle Madri e Vedove dei caduti di Sestri Levante, è pervenuta a Monsignor Vescovo di Bergamo la generosa offerta di ospitare gratuitamente madri e vedove di guerra su prestiti dall'immane disastro della Valle Camonica rimasta senza tetto. Ciò per l'opera “Madonnina del Grappa“.
A
Milano, ad iniziativa del Sindaco senatore Mangiagalli, si è costituito presso
il Comune un Comitato raccoglitore delle offerte ed erogatore. Intanto la Giunta
ha stanziato uno primo contributo di 25 mila lire.
La Cassa di Risparmio delle Province Lombarde sedente a Milano ha provveduto a
inviare sul posto l'ingegnere capo ed il capo dell'ufficio beneficenza, perché
abbiano a prendere diretta cognizione dei soccorsi immediati da consigliare,
salvo a provvedere, come più maturo esame, a soccorsi di indole più durevole.
La sezione di Milano della Associazione Nazionale Combattenti ha aperta una
sottoscrizione firmando per lire 500 ed il Presidente della Deputazione
Provinciale commendatore avvocato Sileno Fabbri, ieri ha così telegrafato ai
presidenti delle commissioni straordinarie di soccorso pro vittime della
Valcamonica, a Brescia e a Bergamo:
“Provincia Milano esprime tutto suo cordoglio immane sciagura. Siamo vostra
disposizione con la più sentita solidarietà per quanto possiamo esservi utili
virgolette.
Alla
Commissione Reale per l'amministrazione della nostra Provincia sono pervenuti
telegrammi di solidarietà nel dolore dalle Amministrazioni Provinciali di
Cremona, di Pavia, dal Prefetto commendatore Carassi di Belluno.
La Amministrazione Provinciali di Cremona ha votato 10.000 lire per soccorsi ai
danneggiati.
La Commissione Reale ha risposto con calorosa gratitudine.
Con telegramma 2 corrente, S.E. il Sottosegretario di Stato agli Interni, onorevole Finzi, ha messo a disposizione del Prefetto di Bergamo, lire 25.000 per primi soccorsi alle famiglie bisognose di questa provincia colpite dal grave disastro. Successivamente sono state rimesse al Prefetto altre lire 50 mila per lo stesso scopo.
Roma, 3. - In seguito al grave disastro verificatosi nel lato bergamasco il ministro della finanza onorevole De Stefani, ha telegraficamente disposto la sospensione della riscossione delle imposte dirette per i comuni di Azzone e di Colere, ed ha interessato l'Intendente di finanza di Bergamo a presentare ogni opportuna relazione proposta per la adozione degli ulteriori provvedimenti.