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Le protagoniste: le formiche

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Le protagoniste: le formiche

Le formiche sono tra le più antiche creature del pianeta e sopravvivono nell’aspetto pressoché originario dopo 100 milioni di anni.
A prima vista sembrano tutte uguali, eppure secondo i mirmecologi, ovvero gli specialisti che studiano questi curiosi insetti, le specie di formiche finora conosciute sono circa 12.000.
In Italia si conoscono oltre 200 specie di formiche; tra queste, nei boschi di conifere delle alpi si trovano quelle che costruiscono i nidi (acervi) più appariscenti.
Si tratta delle specie del gruppo Formica rufa comprendente anche la Formica lugubris prevalente nei boschi della Riserva del Giovetto dove costituisce il principale soggetto di tutela.
Similmente alle altre famiglie d’insetti sociali (api, vespe e termiti), anche le formiche rufe si caratterizzano per un sistema di caste ben differenziato.
In un popolamento di formiche rufe si distinguono: le operaie, femmine sterili che misurano da 5 a 7 mm, hanno corpo piuttosto slanciato, dorso rosso ruggine, testa ed addome nerastro; le regine, femmine feconde, sono un poco più grandi (8-10 millimetri) e sono dotate di ali; i maschi più piccoli delle femmine e alati.
Le operaie costituiscono la massa di una popolazione di formiche, svolgono tutti i lavori, assicurano la difesa, la cura della prole e l’approvvigionamento; vivono 4-5 anni .
Le forme alate, femmine regine e maschi, sciamano nei primi giorni d’estate; i maschi hanno il compito di accompagnare le regine nel volo nuziale per fecondarne le uova; la loro vita è assai breve, 3-4 settimane e muoiono entro qualche giorno dal volo. Le regine, se non cadono vittime dei numerosi predatori (uccelli od insetti), dopo il volo nuziale perdono le ali e cominciano una lunga esistenza (anche 20-25anni), votata alla deposizione delle uova nella parte più profonda del nido. La regina fecondata, cerca sistemazione nel nido d’origine o comunque in quello della sua specie; talvolta fonda un altro formicaio deponendovi le uova e crescendo da sola la prima nidiata, dallo stadio di larve a quello di operaie.

I FORMICAI

Tutte le specie del gruppo Formica rufa edificano un nido a forma di cupola, forma ideale per captare il calore del sole oltre che per proteggere il nido dalla pioggia.
I nidi o acervi misurano mediamente m 1,20 di diametro sono alti circa 60 cm e contengono una popolazione che va dalle 200.000 alle 500.000 formiche e diverse centinaia di regine, ma possono arrivare anche a 2 m di altezza e diversi metri di diametro, con una popolazione fino a più di un milione d’individui.
Quando la popolazione del formicaio diventa eccessiva, soprattutto in presenza di molte regine, parte della popolazione emigra, fondando delle colonie figlie.
I formicai si sviluppano in profondità, all’incirca quanto l’altezza della cupola e solitamente inglobano una ceppaia marcescente o una grossa radice morta.
La parte profonda, dove le formiche sono sufficientemente protette e dove regna una temperatura ottimale per la loro vita, è formata da una successione di camere intercomunicanti, destinate alla regina, allo sviluppo delle uova e delle larve nonché a contenere, nell’epoca prossima alla sciamatura, masse di individui alati.
I diversi materiali con i quali viene costruito il nido, quali aghi di conifere, ramoscelli, grani di terra, gocce di resina ecc. sono abilmente intrecciati e formano una mirabile costruzione architettonica sufficientemente compatta.
In estate, la temperatura interna dell’acervo si mantiene costante attorno ai 24-28 °C, salvo nella parte più profonda dove non oltrepassa i 20 °C; da fin e settembre le formiche iniziano a concentrarsi nella profondità del nido dove svernano, pressoché immobili, ad una temperatura di circa 10 °C. Nella bella stagione, all’interno del nido schiere di operaie servono la regina, curano la prole, puliscono le celle e le gallerie e se la temperatura diviene troppo elevata realizzano nuove aperture per permettere una migliore ventilazione; il nido viene ispezionato di continuo per il mantenimento delle strutture e per il regolare ricambio dei materiali da costruzione.
Durante il periodo di attività numerose operaie montano la guardia, pronte ad avvertire le compagne dell’avvicinarsi di un pericolo. Nonostante il formicaio sia severamente sorvegliato dalle operaie, talvolta qualche insetto o qualche larva s’intrufola e vive a spese delle formiche.
I nemici fondamentali delle formiche sono comunque quelli esterni, particolarmente i picchi nero e verde ma anche la volpe ed il tasso e non ultimo l’uomo.

Articolo tratto da: "L'ECO DI BERGAMO" sabato 3 giugno 2000
Uno dei 1.500 nidi della riserva del Giovetto è stato inviato nei laboratori della capitale. L'ultimo prelievo risale al 1981
Azzone esporta la formica "spazzina"
Studiata dalle università di Roma e Pavia: elimina i parassiti dei boschi

Dopo vent'anni di sosta, tornano a viaggiare i formicai della riserva naturale "Boschi del Giovetto", tra Azzone e Borno: uno degli oltre mille nidi della formica rufa è stato infatti portato a Roma, all'università, per consentire alla Facoltà di psicologia di compiere studi sul comportamento di questi insetti, mentre altri formicai sono stati spostati all'interno della riserva, per un esperimento nell'ambito del miglioramento del bosco.
Era dal 1981 che nella riserva non venivano più effettuati prelievi e trapianti di formicai, che sono circa 1.500: allora diversi nidi furono portati nel Pavese e trapiantati con successo nei boschi del Monte Penica. Nel 1950 per la prima volta venne sperimentato il trapianto di formicai provenienti dai boschi del Giovetto nelle pinete di altre zone.
I buoni risultati conseguiti hanno portato a ripetere l'intervento in altri boschi, sia italiani che stranieri. Questa volta le formiche della Valle di Scalve sono state messe a disposizione della Facoltà di psicologia dell'università di Roma, che ha appunto prelevato uno dei nidi. "Servirà -spiega il direttore della riserva naturale, Biagio Piccardi- per uno studio comparato dei movimenti e del comportamento in genere di questa formica nei confronti degli altri esseri viventi".
La riserva naturale posta tra la Valle di Scalve e la Valle Camonica, grazie anche a questi fatti, sta diventando sempre più un importante laboratorio all'aperto. Istituita nel 1983 si pone come scopo soprattutto la salvaguardia dei popolamenti naturali della formica rufa, oltre che dell'ambiente che la circonda.La riserva interessa i territori di Borno (sul versante bresciano) e di Azzone per una superficie di 650 ettari. Circa l'86 per cento del suo territorio è costituito da boschi d'alto fusto resinosi, di proprietà dei Comuni di Borno, Azzone, Colere, Schilpario e Vilminore.La formica rufa è molto utile al bosco: principalmente carnivora, si nutre di prede di ogni tipo e il 40-60 per cento della sua dieta è costituito da insetti. "Si stima -aggiunge Piccardi- che nelle sue sole Alpi italiane in un periodo di attività di 200 giorni la popolazione complessiva di formiche dei boschi catturi almeno 14 mila tonnellate di insetti. Quando un insetto è presente in modo eccessivo, le sue catture si fanno più frequenti e in questo modo la formica fornisce il suo
aiuto nel controllo dell'insetto infestante".
I formicai del Giovetto non hanno preso solo la strada della capitale. Sotto il coordinamento di Riccardo Groppoli dell'Istituto di Entomologia dell'università statale di Pavia e con la collaborazione del maresciallo in pensione del Corpo forestale dello Stato Mansueto De Luca, specialista del settore, è stato effettuato il prelievo di quindici nidi, poi trapiantati in alcune aree della riserva che ne erano prive. "Questa volta -spiega il direttore della riserva- lo scopo non è solo la lotta biologica contro gli insetti dannosi ai boschi, bensì la sperimentazione della possibilità di migliorare l'equilibrio bio-ecologico del'ecosistema. In altre parole di aumentare la naturalità dei boschi, soprattutto di quelli che presentano particolari aspetti di degrado". L'esperimento comporterà un costante monitoraggio sia dei formicai originali che di quelli di nuova formazione ed è stato attuato nell'ambito di una convenzione stipulata tra l'Azienda regionale delle foreste, che gestisce la riserva, e l'università di Pavia. In futuro, vedrà coinvolti numerosi studenti della Facoltà di Scienze naturali, per studi e ricerche sul campo.
Ogni anno la riserva viene visitata da circa 2.000 persone, soprattutto studenti, che confluiscono nella foresteria di Paline di Borno (per le prenotazioni occorre telefonare allo 0364/22615 dell'Azienda regionale delle foreste, a Breno). Da luglio comunque la riserva si arricchirà di una nuova struttura ad Azzone, un centro visitatori ricavato con la ristrutturazione del piano terra delle ex scuole elementari. Spiega il sindaco, Tarcisio Bettoni: "La nuova struttura comprende una saletta per 50 persone, oltre a un piccolo museo dedicato alle peculiarità della riserva e della montagna. L'8 luglio verrà inaugurata e il 9 sarà organizzata un'escursione lungo un percorso naturalistico e geologico della riserva.
Sempre il 9 sarà poi accesa, in località "Castelletti", una carbonaia (poiat) e poi, nell'anfiteatro forestale della riserva, si terrà un singolare concerto".
Enzo Valenti

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