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COMUNE DI AZZONE - VALLE DI SCALVE (BERGAMO)
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Le protagoniste: le formiche |
Le protagoniste: le formiche
Le formiche sono tra
le più antiche creature del pianeta e sopravvivono nellaspetto pressoché
originario dopo 100 milioni di anni.
A prima vista sembrano tutte uguali, eppure secondo i mirmecologi, ovvero gli specialisti
che studiano questi curiosi insetti, le specie di formiche finora conosciute sono circa
12.000.
In Italia si conoscono oltre 200 specie di formiche; tra queste, nei boschi di conifere
delle alpi si trovano quelle che costruiscono i nidi (acervi) più appariscenti.
Si tratta delle specie del gruppo Formica rufa comprendente anche la Formica lugubris
prevalente nei boschi della Riserva del Giovetto dove costituisce il principale soggetto
di tutela.
Similmente alle altre famiglie dinsetti sociali (api, vespe e termiti), anche
le formiche rufe si caratterizzano per un sistema di caste ben differenziato.
In un popolamento di formiche rufe si distinguono: le operaie, femmine sterili che
misurano da 5 a 7 mm, hanno corpo piuttosto slanciato, dorso rosso ruggine, testa ed
addome nerastro; le regine, femmine feconde, sono un poco più grandi (8-10 millimetri) e
sono dotate di ali; i maschi più piccoli delle femmine e alati.
Tutte le specie del
gruppo Formica rufa edificano un nido a forma di cupola, forma ideale per captare il
calore del sole oltre che per proteggere il nido dalla pioggia.
I nidi o acervi misurano
mediamente m 1,20 di diametro sono alti circa 60 cm e contengono una popolazione che va
dalle 200.000 alle 500.000 formiche e diverse centinaia di regine, ma possono arrivare
anche a 2 m di altezza e diversi metri di diametro, con una popolazione fino a più di un
milione dindividui.
Quando la popolazione del formicaio diventa eccessiva, soprattutto in presenza di molte
regine, parte della popolazione emigra, fondando delle colonie figlie.
I formicai si sviluppano in profondità, allincirca quanto laltezza della
cupola e solitamente inglobano una ceppaia marcescente o una grossa radice morta.
La parte profonda, dove le formiche sono sufficientemente protette e dove regna una
temperatura ottimale per la loro vita, è formata da una successione di camere
intercomunicanti, destinate alla regina, allo sviluppo delle uova e delle larve nonché a
contenere, nellepoca prossima alla sciamatura, masse di individui alati.
I diversi materiali con i quali viene costruito il nido, quali aghi di conifere,
ramoscelli, grani di terra, gocce di resina ecc. sono abilmente intrecciati e formano una
mirabile costruzione architettonica sufficientemente compatta.
In estate, la temperatura interna dellacervo si mantiene costante attorno ai 24-28
°C, salvo nella parte più profonda dove non oltrepassa i 20 °C; da fin e settembre le
formiche iniziano a concentrarsi nella profondità del nido dove svernano, pressoché
immobili, ad una temperatura di circa 10 °C. Nella bella stagione, allinterno del
nido schiere di operaie servono la regina, curano la prole, puliscono le celle e le
gallerie e se la temperatura diviene troppo elevata realizzano nuove aperture per
permettere una migliore ventilazione; il nido viene ispezionato di continuo per il
mantenimento delle strutture e per il regolare ricambio dei materiali da costruzione.
Durante il periodo di attività numerose operaie montano la guardia, pronte ad avvertire
le compagne dellavvicinarsi di un pericolo. Nonostante il formicaio sia severamente
sorvegliato dalle operaie, talvolta qualche insetto o qualche larva sintrufola e
vive a spese delle formiche.
I nemici fondamentali delle formiche sono comunque quelli esterni, particolarmente i
picchi nero e verde ma anche la volpe ed il tasso e non ultimo luomo.
Articolo tratto da: "L'ECO DI BERGAMO" sabato 3 giugno 2000
Uno dei 1.500 nidi della riserva del Giovetto è stato inviato nei
laboratori della capitale. L'ultimo prelievo risale al 1981
Azzone esporta la formica "spazzina"
Studiata dalle università di Roma e Pavia: elimina i parassiti dei boschi
Dopo vent'anni di sosta, tornano a viaggiare i formicai della riserva
naturale "Boschi del Giovetto", tra Azzone e Borno: uno degli oltre mille nidi
della formica rufa è stato infatti portato a Roma, all'università, per consentire alla
Facoltà di psicologia di compiere studi sul comportamento di questi insetti, mentre altri
formicai sono stati spostati all'interno della riserva, per un esperimento nell'ambito del
miglioramento del bosco.
Era dal 1981 che nella riserva non venivano più effettuati prelievi e trapianti di
formicai, che sono circa 1.500: allora diversi nidi furono portati nel Pavese e
trapiantati con successo nei boschi del Monte Penica. Nel 1950 per la prima volta venne
sperimentato il trapianto di formicai provenienti dai boschi del Giovetto nelle pinete di
altre zone.
I buoni risultati conseguiti hanno portato a ripetere l'intervento in altri boschi, sia
italiani che stranieri. Questa volta le formiche della Valle di Scalve sono state messe a
disposizione della Facoltà di psicologia dell'università di Roma, che ha appunto
prelevato uno dei nidi. "Servirà -spiega il direttore della riserva naturale, Biagio
Piccardi- per uno studio comparato dei movimenti e del comportamento in genere di questa
formica nei confronti degli altri esseri viventi".
La riserva naturale posta tra la Valle di Scalve e la Valle Camonica, grazie anche a
questi fatti, sta diventando sempre più un importante laboratorio all'aperto. Istituita
nel 1983 si pone come scopo soprattutto la salvaguardia dei popolamenti naturali della
formica rufa, oltre che dell'ambiente che la circonda.La riserva interessa i territori di
Borno (sul versante bresciano) e di Azzone per una superficie di 650 ettari. Circa l'86
per cento del suo territorio è costituito da boschi d'alto fusto resinosi, di proprietà
dei Comuni di Borno, Azzone, Colere, Schilpario e Vilminore.La formica rufa è molto utile
al bosco: principalmente carnivora, si nutre di prede di ogni tipo e il 40-60 per cento
della sua dieta è costituito da insetti. "Si stima -aggiunge Piccardi- che nelle sue
sole Alpi italiane in un periodo di attività di 200 giorni la popolazione complessiva di
formiche dei boschi catturi almeno 14 mila tonnellate di insetti. Quando un insetto è
presente in modo eccessivo, le sue catture si fanno più frequenti e in questo modo la
formica fornisce il suo
aiuto nel controllo dell'insetto infestante".
I formicai del Giovetto non hanno preso solo la strada della capitale. Sotto il
coordinamento di Riccardo Groppoli dell'Istituto di Entomologia dell'università statale
di Pavia e con la collaborazione del maresciallo in pensione del Corpo forestale dello
Stato Mansueto De Luca, specialista del settore, è stato effettuato il prelievo di
quindici nidi, poi trapiantati in alcune aree della riserva che ne erano prive.
"Questa volta -spiega il direttore della riserva- lo scopo non è solo la lotta
biologica contro gli insetti dannosi ai boschi, bensì la sperimentazione della
possibilità di migliorare l'equilibrio bio-ecologico del'ecosistema. In altre parole di
aumentare la naturalità dei boschi, soprattutto di quelli che presentano particolari
aspetti di degrado". L'esperimento comporterà un costante monitoraggio sia dei
formicai originali che di quelli di nuova formazione ed è stato attuato nell'ambito di
una convenzione stipulata tra l'Azienda regionale delle foreste, che gestisce la riserva,
e l'università di Pavia. In futuro, vedrà coinvolti numerosi studenti della Facoltà di
Scienze naturali, per studi e ricerche sul campo.
Ogni anno la riserva viene visitata da circa 2.000 persone, soprattutto studenti, che
confluiscono nella foresteria di Paline di Borno (per le prenotazioni occorre telefonare
allo 0364/22615 dell'Azienda regionale delle foreste, a Breno). Da luglio comunque la
riserva si arricchirà di una nuova struttura ad Azzone, un centro visitatori ricavato con
la ristrutturazione del piano terra delle ex scuole elementari. Spiega il sindaco,
Tarcisio Bettoni: "La nuova struttura comprende una saletta per 50 persone, oltre a
un piccolo museo dedicato alle peculiarità della riserva e della montagna. L'8 luglio
verrà inaugurata e il 9 sarà organizzata un'escursione lungo un percorso naturalistico e
geologico della riserva.
Sempre il 9 sarà poi accesa, in località "Castelletti", una carbonaia (poiat)
e poi, nell'anfiteatro forestale della riserva, si terrà un singolare concerto".
Enzo Valenti