Stefano
Grasselli
Nativo di Bariano
Arciprete a Vilminore dal 1866 al 1869
(di Miriam Romelli)
1866 - Terza guerra di Indipendenza.
L'Italia con l'aiuto della Prussia, sconfigge l'Austria e conquista il territorio del
Veneto. Viene inaugurata la "Via Mala".
All'Arciprete Stefano Grasselli, che
proveniva dal Seminario di Bergamo dove era Direttore Spirituale, venne forse risparmiata
la "spaventosa visione" -così fu definita dai suoi predecessori- della Valle di
Scalve osservata dal Passo della Presolana.
Proprio nell'anno del suo arrivo a Vilminore -1866- venne infatti aperta la nuova strada
Dezzo-Angolo, la via Mala, che forse fu percorsa dal Grasselli per raggiungere il
capoluogo scalvino.
La necessità di una nuova via di comunicazione era divenuta impellente perché la strada
carreggiabile che da Castione conduceva in Valle era "erta, pericolosa,
frequentamente interrotta da valanghe, ed i vizi della sua costruzione inconciliabili con
i rotanti attuali", come riferisce nel 1878 Giovanni Bianchi di Bueggio.
I Comuni della Valle si immersero in un marte di debiti per far fronte alle spese di
costruzione della strada, una cifra che ammontò -come riferisce ancora il Bianchi-
"a trecentomila franchi dell'epoca lo stato italiano contribuì con
cinquantamila franchi ".
Da questa testimonianza non si può dedurre che una significativa considerazione: Giovanni
Bianchi, che si esprime peraltro in un corretto italiano, scrivendo nel 1878, parla ancora
di "franchi" (non di lire) come del resto viene ancora oggi chiamata la moneta
italiana nel dialetto scalvino.
L'espressione, che potrebbe essere definita semplicemente dialettale, va invece letta,
forse, come un indizio delle difficoltà che il neonato Stato italiano dovette affrontare
anche solo per varare l'uso di un'unica moneta, la lira. Per la cronaca, trecentomila lire
dell'epoca equivalgono oggi a circa due miliardi; la cifra, che appare attualmente
irrisoria per la costruzione di una strada come la Via Mala, è dovuta al bassissimo costo
della manodopera del tempo.
Il problema della viabilità fu solo uno dei mille ostacoli che doveva affrontare, dopo
l'unità d'Italia, la Destra Storica, il raggruppamento politico che governò dal 1861 al
1876.
Tre cittadini su quattro erano analfabeti, epidemie di malaria, tifo e tubercolosi furono
aggravate dalla mancanza di efficienti strutture sanitarie e la popolazione si sapeva
esprimere solo in una miriade di differenti dialetti. Ci si interrogava inoltre sulla
opportunità di fare dell'Italia uno stato federale -dove ciascuna regione avrebbe avuto
una notevole autonomia- oppure optare per uno Stato centralista: prevalse quest'ultima
soluzione e lo Statuto Albertino (legge in vigore nel Regno di Sardegna) venne esteso a
tutta la Penisola.
Il Paese fu diviso in Province, ciascuna con un Perfetto rappresentante lo Stato, e pure i
Sindaci scelti tra i consiglieri comunali vennero nominati dal Governo. L'istituzione del
servizio di leva obbligatorio suscitò anche in Valle di Scalve furiose polemiche, simili
a quelle provocate dalle continue coscrizioni operate dai governi napoleonici ed
austriaci: l'esenzione da questo obbligo goduto fino ad allora dalla Valle aveva in questo
senso privilegiato gli scalvini, che si mostrarono alquanto insofferenti nei confronti del
nuovo obbligo. Anche il reperimento dei locali da adibire ad aule scolastiche -
l'istruzione elementare divenne gratuita ed obbligatoria- rappresentò sicuramente un
problema: cinquant'anni più tardi molte madri della Valle ritiravano ancora i figli dalla
scuola a causa dell'inagibilità dei locali messi a disposizione dalla Pubblica
Amministrazione.
Una nuova tassa imposta sul macinato esasperò gli animi di quanti potevano contare, per
nutrirsi, quasi esclusivamente su "pappe" e polenta ed in questa situazione
confusa, aggravata da un'estrema povertà, l'Arciprete Grasselli lasciò la Valle nel 1869
per esercitare le funzioni di parroco nel paese di Ghisalba.