Giovanni Giacomo Polini
Arciprete a Vilminore dal 1791 al 1823.
(di Miriam Romelli)
1789, scoppia in Francia la Rivoluzione Francese.
1791, la Francia diventa una monarchia costituzionale.
Giugno 1793 - luglio 1794: periodo del Terrore. Migliaia di francesi furono ghigliottinati
anche solo per il semplice sospetto di svolgere attività contro la Rivoluzione. Tutti i
poteri dello Stato furono affidati ad un "Comitato di Salute Pubblica" governato
da Robespierre. Napoleone, ancora semplice ufficiale dell'esercito, aderisce alla
Rivoluzione Francese.
1797: nascono le " Repubbliche Sorelle".
1804: Promulgazione del Codice Napoleonico; un insieme di riforme di grande importanza che
pretendevano di spazzare via quanto ancora rimaneva del vecchio mondo feudale e
medioevale.
1814: Inizio del Congresso di Vienna. Inghilterra, Austria, Russia e Prussia si riunirono
a Vienna per decidere il futuro dei paesi europei al termine dell'era napoleonica.
15-18 giugno 1815: sconfitta di Napoleone a Waterloo.
1815: fine del Congresso di Vienna e inizio della Restaurazione. Vennero negati tutti i
princìpi della Rivoluzione Francese, nello spirito di un illusorio ritorno al passato.
Pochi periodi della storia furono così burrascosi quanto quello
relativo alla permanenza a Vilminore dell'Arciprete Giovanni Giacomo Polini.
Nel 1796 il Direttorio, il nuovo governo francese formato da cinque persone, affida a
Napoleone Bonaparte l'incarico di attaccare l'Impero austriaco in Italia e, quando nello
stesso anno occupa la Lombardia e s'impadronisce di Venezia, si presenta agli italiani con
queste parole: "Popolo d'Italia, l'esercito francese viene a spezzare le vostre
catene, il popolo francese è amico di tutti i popoli".
La Valle di Scalve, che non aveva dovuto subire un giogo troppo pesante sotto il dominio
della Repubblica Veneta, il 3 marzo 1797 aderì alla rivoluzione scatenatasi a Bergamo, il
giorno precedente, contro l'invasione napoleonica, ma le bandiere recanti l'effigie del
Leone di San Marco dovettero essere ammainate dopo la sconfitta contro le truppe del
Generale Laudrieux.
Il 13 maggio dell'anno 1797 l' "Albero della Libertà" venne innalzato sulla
piazza di Vilminore e pochi mesi dopo le famiglie componenti le Vicinìe scalvine si
divisero i beni di dette associazioni, temendo che venissero sequestrati.
Il 24 aprile 1799 Bergamo venne invasa dai soldati austriaci e tre giorni dopo a Vilminore
fu tagliato L'"Albero della Libertà". Dopo 13 mesi Napoleone rioccupò l'Italia
e ne rimase il dominatore fino al marzo del 1814.
Sicuramente questi anni non furono facili per l'Arciprete Polini che viaggiava armato
quando si recava a "domare i facinorosi di Barzesto", paese della Valle dove si
annidava un agguerrito gruppo di simpatizzanti napoleonici, oppure era costretto a
"portare il viatico agli infermi nascostamente e senza lumi". Narra Oprando
Albricci di Vilminore nelle sue memorie: "...li defunti senza accompagnamento,
portandoli in Chiesa di notte tempo senza suonare le campane, cosa che rendeva
abominazione anche alle persone più scostumate". Nell'anno 1807 vennero soppresse
tutte le confraternite, compresa quella antichissima dei Disciplini, ed i legati lasciati
a suffragio dei morti furono sequestrati per arricchire il Monte Napoleone, un fondo
istituito da Bonaparte per finanziare le sue campagne di conquista.
Dopo la sconfitta di Napoleone a Waterloo inizia l'epoca della Restaurazione in cui si
negano tutti i princìpi della Rivoluzione Francese e l'Impero d'Austria, sotto Francesco
I, ottenne il controllo dell'Italia. La Lombardia e Venezia furono unite nel Regno
Lombardo Veneto, dove il governo austriaco si fece ben presto odiare per l'intollerabile
oppressione poliziesca.
Le difficoltà del momento furono aggravate da continue carestie e pestilenze, come quella
di febbre petecchiale contagiosa, che nel 1819 decimò anche le famiglie della Valle di
Scalve.
L'Arciprete Polini giunse dunque a Vilminore quando il Leone veneto stava emettendo i suoi
ultimi e deboli ruggiti e lasciò la Valle dopo 32 anni in una situazione ben più tragica
per la popolazione che aveva dovuto subire passivamente le conseguenze di enormi
cambiamenti.